Archive for August, 2007

CORVO ROSSO NON AVRAI IL MIO SCALPO (video)

da http://www.cpafisud.org/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=49

 

27 agosto – Corvo Rosso non avrai il mio scalpo (USA, 1972)

Regia: Sydney Pollack. Interpreti principali: Robert Redford, Will
Geer, Stefan Gierasch, Delle Bolton, Josh Albee, Joaquín Martínez.

1850. Jeremiah Johnson viaggia verso le montagne dello Utah, ai
confini del mondo civilizzato; trova moglie e adotta un ragazzino. Un
gruppo di soldati gli impone di guidarli nell’attraversare un cimitero
indiano, luogo tabù; è guerra con gli indiani…

http://www.homevideos.com/freezeframes5/butchend4267.jpeg

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Silvano Agosti e l’avanguardia esistenziale

da http://cassandra.noblogs.org/post/2007/08/23/silvano-agosti-avanguardia-esistenziale

23 Ago, 2007 

Silvano Agosti e l'avanguardia esistenziale


Visioni

— Inviato da cassandra @ 10:00 

 

http://www.youtube.com/watch?v=TJVMe7R3xCI

Per voi il Cinema è spettacolo.
Per me è quasi una concezione del mondo.
Il Cinema è portatore di movimento.
Il Cinema svecchia la letteratura.
Il Cinema demolisce l'estetica.
Il Cinema è audacia.
Il Cinema è un atleta.
Il Cinema è diffusione di idee.
Ma il Cinema è malato.
Il capitalismo gli ha gettato negli occhi una manciata d'oro.
Abili imprenditori lo portano a spasso per le vie, tenendolo per mano.
Raccolgono denaro, commuovendo la gente con meschini soggetti lacrimosi.
Questo deve aver fine.
Il Comunismo deve togliere il Cinema di mano agli speculatori.
Il futurismo deve far evaporare l'acqua stagnante della lentezza e della morale.
Senza di questo avremo o il tip-tap d'importazione americana o i soli "occhi con la lacrimuccia" dei vari Mozzuchin.
La prima cosa ci è venuta a noia.
La seconda ancora di più.

Attraverso
le parole di Vladimir Vladimirovič Majakovskij possiamo cogliere la
sintesi che in questo breve filmato Silvano Agosti vuole far passare
all'ascoltatore. Il Cinema è malato, tesse l'inganno se sfruttato dal
totalitarismo, diventa visibile e si mostra allo spettatore come
illusione se utilizzato dall'industria cinematografica e quindi dal
Capitale. Quando in realtà la vera natura del cinema è quella del
mistero: significati criptici si celano all'interno della pellicola i
quali sono portatori di umanità, quell'umanità impressionata nella
celluloide la quale ha il compito di mostrare l'uomo e non solamente la
sua ombra. Questo il punto di partenza attraverso cui Silvano Agosti
conduce una riflessione sull'umanità e sulle devianze che quest'umanità
si porta dietro partendo proprio dal cinema.

Chi e' Silvano Agosti?

Data e luogo di nascita: 23 Marzo 1938, Brescia, Italia
Si
diploma all’Istituto Magistrale e parte giovanissimo per Londra. Vuole
vedere la casa dove nato Charlie Chaplin e in seguito scoprire il
mondo. Vive in Inghilterra, in Francia, in Germania svolgendo i lavori
più umili e infine parte a piedi, come un pellegrino medioevale per
visitare tutto il Medio Oriente e l’Africa del nord.
Si iscrive nel
1960 al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove si diploma
nel 1962, vincendo con il cortometraggio La veglia il ciack d’oro che
gli viene consegnato dal Presidente della Repubblica. A Mosca, nel
1963, si specializza sull’opera di Ejzenstejn.
Dopo aver lavorato
con Marco Bellocchio alla sceneggiatura, i dialoghi, il montaggio de "I
pugni in tasca", nel 1967 esordisce col lungometraggio con "Il giardino
delle delizie". Fortemente censurato in Italia e invitato
all’esposizione universale di Montreal. Nel 1975 dirige "Matti da
slegare" con Marco Bellocchio, Sandro Petraglia e Stefano Rulli.
Dal
1976 al 1978 è docente di montaggio al Centro Sperimentale di
Cinematografia. Il suo cinema Azzurro Scipioni, nel quartiere Prati,
diviene un punto di riferimento per i film d’arte e per quello
impegnato. Nel 1983 termina "D’amore si vive", personalissima ricerca
sulla sensualità e i sentimenti in una Parma tutta speciale.
Intorno
agli anni 80 inizia la sua attività letteraria che produrrà romanzi
come "L'Uomo proiettile" (candidato al Premio Strega) "Uova di
garofano", "La ragion pura", "Il semplice oblio" , "Lettere dalla
Kirghisia".
Vive, gioca e lavora a Roma.

approdi:

http://www.silvanoagosti.com/

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Longinottik Graphix vol. 1

Scansioni dei volantini del cinema longinottik – graphix: Alessio Potemkin – scans: THX

clikka sulle immagini per le dimensioni reali 


Monsieur Verdoux 


Luis Bunuel 


La signora di Shangai 


Orson Welles. In alto: conferenza stampa dopo la lettura radiofonica di pagine tratte da La Guerra Dei Mondi (The War Of The Worlds), 1938. In basso: Peter bogdanovich e welles (con Bock Henry a destra), durante le riprese di Comma 22.


E' sempre la solita musica – Rassegna di film musicali


Camera d' Afrique – Cinema Africano 


Ombre Rosse 


Vita Di O-Haru, Donna Galante 


Saikaku Ichidai Onna


L' intendente Sansho 


In Nome Della Legge 


Jean Vigo dietro la macchina da presa  


La Grande Illusione


I Misteri Di Un'Anima – Per una storia dei rapporti tra cinema e sofferenza psichica 


Paisa' 

vai a Longinottik graphix vol.2 

xxx  

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Ferragosto cinematografico a Castello (FI)

dalla mailing list dalla Cineteca di Firenze: 

“LA VEDOVA ALLEGRA” DI LUBITSCH CON CHEVALIER
IN UNA NUOVA EDIZIONE RESTAURATA

Martedì 14 alle 21,30, con repliche mercoledì 15 e giovedì 16 agosto
grande evento alla CINETECA DI FIRENZE, nell’ARENA CASTELLO (in caso di
maltempo in sala). Viene presentata in PRIMA VISIONE per Firenze la
pellicola restaurata, rigorosamente in originale con i sottotitoli in
italiano, del grande classico LA VEDOVA ALLEGRA che il maestro del
cinema tedesco Ernst Lubitsch realizzò nel 1934 negli USA, affidandosi
all’attore canterino Maurice Chevalier francese,protagonista nel ruolo
del principe Danilo,insieme a Jeannette McDonald che interpreta la
ricca ereditiera Sonia, soprannominata la “vedova allegra”.
La fortunata operetta di Franz Lehar, maestro di musica ungherese,
ambientata a Parigi nel 1885, fu rappresentata in teatro per la prima
volta a Vienna nel 1905. Poco meno di trent’anni dopo passò sotto il
geniale tocco della commedia personalizzata di Lubitsch che ne fece uno
dei suoi capolavori. Tra le celebri arie musicali in valzer e in marcia
“Tu che mi hai preso il cuor”, ”Donne, donne eterni dei”, “Tace il
labbro”, si snoda la storia di conquista e d’amore tra un principe
dongiovanni e la proprietaria di gran parte delle ricchezze di un solitamente improbabile piccolissimo stato da operetta, appunto, dell’Europa centrale.
Tra gli attori il fidato Edward Everett Horton e l’apolide Akim Tamiroff.

Ingresso € 5.00 Ridotti con tessera Cineteca di Firenze € 4.00
Cineteca di Firenze – Cinema Castello
Via Reginaldo Giuliani 374 – Firenze
Tel. 055 450749
http://www.cinetecadifirenze.it

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CUM2CUT – festival di cortometraggi indie-porn

 

da: http://nakinub.noblogs.org/post/2007/08/09/cum2cut-festival-di-cortometraggi-indie-porn

Il festival di cortometraggi indie-porn CUM2CUT è un progetto in collaborazione con il Berlin Porn Film Festival, il primo porno film festival che si tiene nella città di Berlino.

CUM2CUT
è una gara di cortometraggi incentrati sulla pornografia indipendente.
E' una maratona di tre giorni nella quale i partecipanti sono invitati
a realizzare un cortometraggio girato interamente a Berlino: tutti i
corti, verrano poi proiettati durante il Berlin Porn Film Festival
nello storico cinema KantiKino della citta'.

 

Nella
cinematografia tradizionale la pornografia viene considerata come un
genere di seconda categoria. Durante il festival CUM2CUT magicamente si
trasforma nel genere principale!

Tutti
i corti girati devono essere pornografici. Durante il primo giorno
della maratona CUM2CUT, attraverso un sorteggio, ogni gruppo
partecipante ricevera' un genere cinematografico da associare a quello
pornografico. Per esempio: azione, avventura, commedia,
thriller/gangster, drammatico, epico, storico, horror, musical,
fantascienza, western, splatter, ecc.

Tutti
i corti devono essere interamente girati a Berlino dopo il party di
apertura, per promuovere, divertirsi, e condividere il piacere di fare
pornografia in tutta la citta'. Questo e' il gioco de D.I.Y. (do it
yourself)! Autogestisci la tua pornografia!!!

Ognuno
e' liber@ di utlizzare qualsiasi strumento e modalità per realizzare il
corto dei suoi sogni! Ci sono solo alcune "regole" da seguire:

  • nel corto deve comparire una stella rosa;
  • deve comparire un coniglietto di plastica;
  • si deve sentire/dire la frase "I'll fuck anything that moves"*;
  • il corto non deve superare i cinque minuti e deve essere in formato MINI-DV;
  • la musica utilizzata deve essere free, o in licenza Creative Commons**;
  • per
    aiutare coloro che non sanno dove girare il corto, verranno suggerite
    alcune locations da utilizzare per l'occasione; anche se tutti i
    partecipanti sono invitati quanto piu' possibile a utilizzare come set
    la città di Berlino.

*Una
famosa frase pronunciata da Dennis Hopper nel film "Blue Velvet" di
David Lynch, e precedentemente usata in un film porno di Annie Sprinkle.

**Siti esempio da cui scaricare la musica: [web site1] [web site 2] [web site 3] [web site 4] [web site 5] [web site 6] [web site 7]

I
partecipanti devono riconsegnare i corti prodotti entro la mezzanotte
del 16/10/2006, due giorni dopo il party di inaugurazione.

Una giuria d'esperti
dell'area del porno indipendente, queer e cinema sperimentale
internazionale selezioneranno tre vincitor@. A quest@ verranno offerti
dei premi, non soldi ma qualcosa di veramente speciale dalla "Cazzo
Production" e dalla area dell'indie-porno berlinese!

A
conclusione della maratona, tutti i film prodotti verranno mostrati nel
cinema KantKino di Berlino. CUM2CUT e il Berlin Porn Film Festival si
concludono con un party finale presso il locale Festsaal Kreuzberg (22
ottobre, dalle 22.00).

Registazione
Per
cointribuire all'organizzazione del Festival, i gruppi partecipanti
sono invitati a versare un contributodi 12 €. Email d'iscrizione: info@cum2cut.net.

Questo è il sito del CUM2CUT.

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Remembering Bergman, Antonioni

Il mondo del cinema e' in lutto per la scomparsa di due fra i piu' grandi maestri del cinema: Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni. Con questo articolo vorrei rendere omaggio a questi due "immortali" registi. Che possano riposare in pace.
THX 


da http://featuresblogs.chicagotribune.com/talking_pictures/2007/07/remembering-ber.html 

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Originally posted: July 31, 2007

Remembering Bergman, Antonioni

Anton

Early this week, in the same pitiless 24-hour cycle, the world lost two exacting masters of cinema, the Swedish writer-director Ingmar Bergman (dead at 89) and the 94-year-old Italian modernist Michelangelo Antonioni. While Federico Fellini put an antic, slightly desperate face on the European avant-garde cinema, directors no less disparate in their concerns and aesthetics as Bergman and Antonioni gave audiences something else entirely. Bergman's world was illuminated by winter light; Antonioni's was defined by the adventure of not knowing what lies beyond, or in the equally mysterious emotional expanse between two human beings.

Seeing any filmmaker's work in isolation opens the window only so far. But if you revisit Bergman's "The Seventh Seal," with its endlessly parodied images of Death and his scythe and the chess match, your conception of Bergman is immediately challenged by seeing it alongside Bergman's earlier "Smiles of a Summer Night," the mellow, full-bodied comedy that inspired the musical "A Little Night Music" and roughly one-fifth of Woody Allen's career.

Or this: Watch Bergman's "Shame," which may be his least-heralded great work, and then an hour or two or a day or two later, immerse yourself in the warm bath that is "The Magic Flute" or "Fanny and Alexander" (preferably the long television version). They are richly contrasting experiences.

"No art passes our conscience in the way film does," Bergman once said, "and goes directly to our feelings, deep down in to the dark rooms of our souls." That's the image of Bergman we know from the mockery he inspired, beginning with the 1968 short film "De Duve" (featuring a young Madeline Kahn). The homages were more of a drag: Woody Allen tried to ape the Bergman severity (in "Interiors," for example) when he wasn't going for a "Smiles of a Summer Night" provincial estate romp ("A Midsummer Night's Sex Comedy," which owed a lot to Renoir's "Rules of the Game" as well, or rather, not as well).
Tellingly, Bergman's "Shame" never comes up for parody. It's pretty stunning, and it speaks directly to Bergman's power as an actor's director. Liv Ullmann and Max von Sydow play a married couple whose lives are altered forever by a civil war in the very near future. What happens in "Shame" is what happens when an artist strips away all affectation and pretense.

The pretense is certainly thicker with Antonioni. Ever since "L'Avventura" (above, featuring Monica Vitti) divided audiences at the 1960 Cannes Film Festival, Antonioni has served as an emblem of bourgeois malaise, or the sleek Italian equivalent thereof. The Cannes jury awarded "L'Avventura" a citation for creating "a new movie language," and for "the beauty of its images." They were dead right: Never before had moral rot been visualized so slyly, in a narrative that left its central question (what happened to the woman on the island?) unanswered. The director's rigorous, architectural use of space worked insinuating wonders, whether the scenery was rugged island coastline, where one of Antonioni's pleasure-cruisers disappears and is never found, or 1960-era urban landscapes of a more sterile sort.

Yet there is more than one Antonioni, as the Gene Siskel Film Center's recently concluded summer retrospective proved. Take, for example, "Il Grido" ("The Cry"), made three years before "L'Avventura." It belongs to the neo-realist tradition of the 1940s and early '50s, in form and content. It does not, however, belong to the past. Antonioni keeps nudging his wastrel protagonist toward unsettling, open-ended experiences more in line with the work to come.

The director didn't encourage grand metaphoric readings of that work and claimed he wasn't after "anything like an analysis of modern society … these are only feelings I have, and I am the least speculative man on Earth." Test that self-assessment against your own experience with Antonioni. It is a good time to do so. It is a good time to remember Bergman the same way. The two men had little in common except a fanatical curiosity about life, and loss. And the revealing beauty of just the right face.

mjphillips@tribune.com


info:

http://it.wikipedia.org/wiki/Michelangelo_Antonioni

http://it.wikipedia.org/wiki/Ingmar_Bergman

 

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