Estratto da "L’abolizione del lavoro" di Bob Black (Ed. Nautilus 1992 Torino):
Nessuno dovrebbe mai lavorare.
Il lavoro è la fonte di quasi tutte le miserie del mondo.
quasi
tutti i mali che si possono enumerare traggono origine dal lavoro o dal
fatto che si vive in un mondo finalizzato al lavoro. Per eliminare
questa tortura, dobbiamo abolire il lavoro.
Questo non significa che si debba porre fine ad ogni attività produttiva.
Ciò vuol dire invece creare un nuovo stile di vita fondato sul gioco; in altre parole, compiere una rivoluzione ludica. Nel termine "gioco" includo anche i concetti di festa, creatività, socialità, convivialità, e forse anche arte.
Per
quanto i giochi a carattere infantile siano già di per sè apprezzabili,
i giochi possibili sono molti di più. Propongo un’avventura collettiva
nella felicità generalizzata, in un’esuberanza libera ed
interdipendente. Il gioco non è un’atività passiva. Indubbiamentenoi
tutti necessitiamodi dedicare tempo alla pigrizia e all’inattività
assolute molto più di quanto facciamo ora, e ciò senza doversi
preoccupare del reddito e dell’occupazione; ma è anche vero che una
volta superato lo stato di prostrazione determinato dal lavoro,
pressochè ognuno desidererebbe svolgere una vita attiva. Loblomovismo e
lo stakanovismo sono due facce di una stessa moneta falsa.
La
vita ludica è totalmente incompatibile con la realtà attuale. E allora
tanto peggio per la "realtà", questo buco nero che succhiala residua
vitalità da quel poco che ancora distingue la nostra vita dalla
semplice sopravvivenza. E’ strano – o forse non tanto – che tutte le
vecchie ideologie appaiono conservatrici, e ciò proprio in quanto tutte
danno credito al lavoro. Per alcune di esse, come i marxismo, e la
maggior parte delle varianti dell’anarchismo, la loro fede nel lavoro
appare tanto più salda in quanto non vi è molto d’altro cui esse
prestino fede.
I progressisti dicono che dovremmo abolire le
discriminazioni sul lavoro. Io dico che dovremmo abolire il lavoro. I
conservatori appoggiano le leggi sul diritto al lavoro. Allo stesso
modo dell’ostinato genero di karl Marx, Paul Lafargue, io sostengo il
diritto ala pigrizia. La sinistra è a favore di una piena occupazione.
Come i surrealisti – a parte il fatto che sto parlando seriamente – io
sono afavore della piena disoccupazione. I trotskisti
diffondono l’idea di una rivoluzione permanente.Io quella di una
baldoria permanente. Ma se tutti gli ideologi, così come, sono a favore
del lavoro – e non solo perchè hanno in mente di far fare ad altri la
parte di esso che loro compete – tutavia sono stranamente riluttanti
ad ammetterlo. Continuano a disquisire all’infinito su salari, orari,
condizioni di lavoro, sfruttamento, produttività e profitto. Parleranno
volentieri di qualsiasi argomento tranne che del lavoro stesso. Questi
esperti, che sempre si offrono di pensare per noi, raramente ci
renderanno partecipi delle loro conclusioni riguardo al lavoro, e ciò
malgrado il rilievo che esso assume nella vita di tutti noi. Fra di
loro arzigogolano sui dettagli. Sindacati ed imprenditori concordano
sul fatto che sia necessario vendere tempo dela nostra vita in cambio
della sopravvivenza, benchè poi contrattino sul prezzo. I marxisti
pensano che dovremmo essere diretti dai burocrati. I "libertari" da
uomini d’affari. Le femministe non si pongono il problemadi quale
formadebba assumere la subordinazione, purchè i dirigenti siano donne.
Chiaramente questi mercanti di ideologie mostrano un notevole
disaccordo su come dividersi le spoglie del potere. Ma è ancora più
chiaro che nessuno di loro ha nulla da obiettare sul potere in quanto
tale, e che tutti costoro vogliono che noi si continui a lavorare. […]
trascrizione: THX 1138
Life can be magic when we start to break free