UMBERTO D. di V. De Sica @ sala cinema CPA (FI) 19.5.08


Le Officine Cinematografiche presentano

UMBERTO D. un film di Vittorio De Sica – drammatico; 1952. Italia – B/N – 89′ formato 16mm

lunedì 19 maggio 2008 alla sala cinema del CPA Firenze Sud in via Villamagna 27a zona piazza Gavinana; bus: 3 – 8 – 23 – 31 – 32 – 33
ingresso 2 € per coprire le spese di spedizione e noleggio della pellicola cinematografica – VERO CINEMA!!! NO VIDEO!!! NO DVD!!! NO VHS!!! PROIEZIONE PELLICOLA 16MM!!!

inizio proiezione ore 22.30 dopo la intro di Zio Jo – puntuali che Zio si arrabbia!

special drinks + cocktails = Sara
scheda critica + piatto a tema = Alessio a.k.a. il Poeta

 

http://www.youtube.com/watch?v=Bh_XKqO5DQs

De Sica sul set di Umberto D. (1951) 

da http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_D

Umberto D.
Titolo originale:    Umberto D.
Paese:     Italia
Anno:     1952
Durata:     89′
Colore:     B/N
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Vittorio De Sica
Soggetto:     Cesare Zavattini
Sceneggiatura:     Cesare Zavattini

Interpreti e personaggi

    * Carlo Battisti: Umberto Domenico Ferrari
    * Maria Pia Casilio: Maria, la servetta
    * Lina Gennari: Antonia, la padrona di casa
    * Alberto Albani Barbieri: amico di Antonia
    * Lamberto Maggiorani
    * Riccardo Ferri
    * Pasquale Campagnola
    * Ileana Simova
    * Elena Rea: sorella
    * Memmo Carotenuto: un degente

Fotografia:     Aldo Graziati
Montaggio:     Eraldo Da Roma
Musiche:     Alessandro Cicognini
Scenografia:     Virgilio Marchi

Premi:

    * Miglior film al Festival di Punta del Este
    * Miglior film straniero per i critici di New York (1955)
    * Nomination all’Oscar a Cesare Zavattini per la migliore sceneggiatura originale (1957) 

Umberto D. è un film del 1952, scritto e sceneggiato da Cesare Zavattini, magistralmente diretto da Vittorio De Sica.

Nonostante sia considerato da buona parte della critica uno dei
migliori film di De Sica, a livello di pubblico è stato uno dei meno
compresi. Quando uscì nelle sale cinematografiche, incontrò non pochi ostacoli. Come con il precedente Ladri di biciclette
ci fu chi si lamentò per il fatto che vi veniva mostrata la realtà con
drammatico realismo e questo, soprattutto ad una certa classe politica
e benpensante di allora, non piaceva.

Roma vi
fa da sfondo, con le sue piazze e le sue strade, i suoi suoni, i tram,
le musiche semplici accompagnano unite ai suoni e ai rumori quel senso
di vita scarna e di profonda solitudine che la storia emana, quella di
Umberto Domenico Ferrari, colto nella sua stanza di via San Martino
della Battaglia 14.

La storia è molto semplice: è quella di un pensionato che non ce la
fa a tirare a campare con la sua magra pensione di funzionario del
ministero. I personaggi scorrono via sulla pellicola: vediamo la
polizia, i vecchi pensionati, i barboni, la padrona di casa, i suoi
amici, i portantini, i medici, la suora, l’ex collega d’ufficio, gli
impiegati del canile, il militare, i mendicanti, insomma quasi tutti
sembrano sordi alle emozioni. Un’umanità cinica, in cui ognuno pensa a
sé stesso. Non ci sono affetti, pietà, non c’è amicizia.

È il dramma di un uomo che ha lavorato tutta una vita onestamente ed
ora, solo, si trova ad avere problemi economici. Un dramma vissuto con
estrema dignità da Umberto, ignorato dagli altri.

Unico amico e compagno è il suo cane, Flaik. Unici gesti e parole di
conforto sono quelle di Maria. Con lei il vecchio ha una forma di
riservato affetto. Sembra un vecchio padre o un nonno. La rimbrotta
dicendole "Hai fatto i compiti? Certe cose avvengono perché non si sa la grammatica, tutti approfittano degli ignoranti."

Unico piccolo gesto di aiuto quello di un vicino di letto in
ospedale. Il resto dell’umanità vive la sua vita cinicamente e non
degna Umberto nemmeno quasi di un gesto di pietà. Anche quando gli
sguardi si posano su di lui, subito si ritraggono in preda all’ egoismo
che cela la paura. I gesti d’amore non sono contemplati in quella
società, tutta reclinata su sé stessa, sui propri interessi dell’oggi.

Le parole che i personaggi si scambiano sono drammaticamente significative e distanti, il commendatore gli domanderà: "Secondo lei ci sarà la guerra?" cui Umberto risponderà: "Mah!" La guerra cinicamente è già in atto, tutto attorno a lui.

Questa umanità ricorda quella di Napoli milionaria!, di quel "Adda passa a nottata".
Lo stesso è per Maria, che aspetta un bambino, il militare la lascerà,
lo stesso per la piccola Daniela, cui non sarà permesso di tenere Flaik.

Infine Flaik, un bastardino, l’unico che nutre un po’ d’amore verso
Umberto e che alla fine lo salva dalla morte e con cui si incammina
verso un futuro che non sappiamo come e quale sarà.

Non è un finale col sorriso, ma amaro, è un chissà … e lo spettatore deve domandarsi quale sarà questo futuro, deve farlo, non si può alzare cinicamente dalla sua sedia senza farsi questa domanda. 


La trama nel dettaglio [modifica]

Il film si apre con una sequenza girata nel centro di Roma,
c’è un corteo non autorizzato di pensionati. I loro cartelli recitano:
"Aumentate le pensioni. Abbiamo lavorato tutta una vita." Il corteo
viene fatto sgomberare dalla polizia. Alcuni vecchi inseguiti, si
nascondono nell’atrio di un edificio. Qui il protagonista si presenta.
Umberto Domenico Ferrari ha lavorato per 30 anni come funzionario al
Ministero dei Lavori Pubblici, ora è pensionato con 18.000 lire al
mese. I vecchi si lasciano. È mezzogiorno, alcuni operai staccano dal
lavoro per la pausa pranzo. Umberto va alla mensa dei poveri, cerca di
vendere il suo orologio per poter pagare l’affitto. In piazza del
Popolo riesce a venderlo per tremila lire.

Tornato a casa, trova la sua camera in affitto occupata da una
coppietta cui la padrona ha lasciato la camera mentre lui non c’era. Si
lamenta e la padrona di casa lo minaccia di sfratto se non le paga gli
arretrati. Umberto, restato solo in cucina con Maria, la giovane serva,
le chiede un termometro. Tra i due c’è confidenza e Maria si confida
con lui, dicendogli di essere incinta. Il vecchio rimane rattristato.
Febbricitante, ritorna in camera. Mentre sistema il letto che era stato
usato dalla coppia, entra Maria che va alla finestra per vedere il suo
innamorato, un soldato che sta uscendo dalla caserma.

Il vecchio rimane solo col cane. Arriva la padrona che gli ripete
che lo sfratterà. Il vecchio si corica con il cagnolino Flaik ai piedi
del letto. Rientra Maria, cui chiede di guardargli la gola, e poi le
affida le tremila lire da portare alla padrona che però gliele rimanda
indietro, esigendo il pagamento di tutto l’arretrato. Così si alza e va
a vendersi dei libri. Rimanda Maria con i soldi, ora sono cinquemila
lire, ma anche stavolta gli vengono rimandati indietro.

In casa la padrona continua a cantare con i suoi amici, arriva anche
il suo fidanzato. Il vecchio cerca di prendere sonno, cantano, si suona
il piano, fuori la tromba della caserma ed il rumore dei tram giù nella
via. Si apre il tetto del cinema sottostante e si ode il sonoro del
film, il vecchio si alza, si asciuga il sudore per la febbre e poi si
ricorica.

È mattino presto quando il vecchio fa una telefonata. Maria si
sveglia e piangendo prepara il caffè. Suonano alla porta, sono due
infermieri, il vecchio finisce di fare la valigia, lascia un infermiere
a giocare con Flaik e si fa portare via su una lettiga salutando Maria.

La scena si sposta all’ospedale, due lunghe corsie, i medici, la
suora a cui, su consiglio del vicino di letto, chiede un rosario per
conquistarne la benevolenza e poter rimanere in ospedale ancora una
settimana. Maria lo va a trovare, gli porta una banana in dono, Flaik è
giù in cortile, Umberto va alla finestra per farsi vedere, ma Flaik che
è accompagnato dal fidanzato di Maria non può vederlo. Umberto esce
dall’ospedale con il suo vicino di letto e lo saluta dandogli il suo
indirizzo: via San Martino della Battaglia 14.

Arrivato a casa trova gli operai intenti a restaurare
l’appartamento, la padrona si sta per sposare. Cerca in casa Flaik e
non trovandolo esce in strada dove trova Maria piangente, ha appena
detto al militare di essere incinta ma questi non ne vuol sapere. Poi
gli dice che la padrona ha aperto la porta ed il cagnolino è scappato.
Il vecchio va così a cercarlo al canile, temendo che sia stato già
ucciso, ma finalmente lo ritrova.

In piazza della Minerva vede un uomo mendicare. Incontra un vecchio
collega e quando gli dice dei suoi problemi economici, questi se ne va.
Siamo alle spalle del Pantheon.
Davanti al colonnato Umberto prova a chiedere l’elemosina, ma tanta è
la dignità che ha, che non ci riesce. Prova allora a lasciare Flaik col
cappello in bocca, nascondendosi. Il cagnolino sta ritto sulle gambe
col cappello in bocca, passa un suo conoscente che riconosce il
cagnetto, Umberto si vergogna, esce e saluta il commendatore dicendo
che Flaik stava giocando. Il commendatore sale sull’autobus.

Al ritorno a casa Umberto scopre che c’è stato un banchetto per le
nozze e che la sua stanza è ridotta a un macello per i lavori, infatti
hanno iniziato ad abbattere una parete. Si sentono i rumori del tram e
se ne vedono le luci. Maria gli porta un pezzo di pizza dolce, rimasta
dal banchetto. Umberto è stanco, ormai ha capito che a nulla valgono i
suoi sforzi e che gli toccherà lasciare la sua stanza. Avrebbe voglia
di piangere, fissa i sampietrini
della strada e pensa di gettarsi dalla finestra, guarda Flaik e
richiude la finestra. Un foro nel muro inquadra Umberto mentre prepara
la valigia.

Mattino. Umberto sveglia Flaik ed esce di casa. Maria lo sente ed
esce sul ballatoio per salutarlo. Gli chiede quando si rivedranno, ma
il vecchio non risponde, le sorride e con affetto le dice di lasciar
perdere il militare e scende le scale. Roma è deserta nel mattino. Sale
su un tram e vede scorrere le vie che conosce. La sua casa scompare.
Prova poi a trovare un posto in una pensione per cani a Flaik dando in
cambio i soldi che si era procurato per l’affitto e la sua valigia con
i vestiti e le scarpe, tanto a lui, che medita di uccidersi, non
sarebbero più serviti. Vede che Flaik ha paura di un altro cane e non
se la sente di lasciarlo lì.

Ai giardini prova a regalare Flaik a Daniela, una bambina che gli
vuol bene, ma la governante gli dice che la sua padrona non vuole cani.
Rimasto solo, Umberto si allontana, mentre Flaik gioca coi bambini, si
nasconde, ma il cane arriva e lo trova. Si abbassa il passaggio a
livello, sta arrivando un treno. Umberto vorrebbe buttarsi sotto il
treno assieme al cane, Flaik lo capisce, si libera dalla stretta e
scappa. Il treno passa sfrecciando a pochi centimetri. Il vecchio, in
una nuvola di polvere, chiama il cane temendo che sia finito
stritolato, ma Flaik si è messo in salvo a qualche metro di distanza.
Umberto segue il cane che, impaurito, non ne vuole più sapere di andare
da lui e si nasconde. Il vecchio gli tira una pigna per giocare. Il
cagnolino dopo un po’, non più impaurito, inizia a giocare.

Il film finisce con Umberto che si allontana sul viale giocando con Flaik mentre arrivano dei bambini che giocano a pallone.

Curiosità [modifica]

  • Carlo Battisti – che interpreta Umberto D. – era professore di
    glottologia all’Università di Firenze e insieme a Giovanni Alessio e ad
    altri collaboratori fu autore dell’importante Dizionario Etimologico Italiano (DEI, in 5 volumi, pubblicato negli anni 1950-1957); è questo il suo unico film.
  • A proposito di questo film, Giulio Andreotti,
    all’epoca Sottosegretario allo spettacolo, scrisse su "Libertà": «Se è
    vero che il male si può combattere anche mettendone a nudo gli aspetti
    più crudi, è pur vero che se nel mondo si sarà indotti – erroneamente –
    a ritenere che quella di Umberto D. è l’Italia della metà del ventesimo
    secolo, De Sica avrà reso un pessimo servizio alla sua patria, che è
    anche la patria di Don Bosco, del Forlanini e di una progredita
    legislazione sociale».

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