fonte: http://concita.blog.unita.it//Umiliati_gli_onesti_1069.shtml
Umiliati gli onesti – di Concita De Gregorio
Il partito del fare e del malaffare, del fare un po’ come gli
pare – dell’abuso e del condono, del sopruso e del perdono, della
cricca che sono – ha digrignato i denti e sfoderato braccia tese, ha
minacciato mostrando la bava, «non ci fermeremo davanti a niente», poi
ha fatto la voce sottile e il pianto da vittima quando del danno era
artefice. Ha infine preteso, battendo i pugni, di cambiare le regole in
corsa. Prima della Costituzione (articolo 72, nessun decreto in materia
elettorale) ha infranto, gettandolo a terra tra risa di disprezzo, quel
che resta del senso dello Stato. Ha insultato milioni di persone per
bene che vivono ogni giorno nel rispetto delle regole pagandone il
prezzo. Li ha – ci ha – resi ridicoli, sudditi a capo chino di un
tiranno. Costoro, le persone per bene, sono furibonde ed hanno ragione:
chi sta in fila a affoga tra le carte per un permesso di soggiorno,
un’iscrizione a scuola, un concorso, un bollo scaduto, il rinnovo di un
contratto, una concessione edilizia avrà da oggi la possibilità di
sanare per decreto irregolarità burocratiche e ritardi? Certo che no.
Eppure ciascuna di queste regole da rispettare corrisponde ad un
diritto. Il diritto alla cittadinanza, all’istruzione, al lavoro, alla
casa. Si potrà dire, da domani, che dovendo scegliere tra un ritardo
nell’iscrizione a scuola e il diritto ad andarci prevale il secondo? No.
Chi ritarda di mezz’ora sarà escluso. L’elasticità vale solo per chi
può imporla con l’abuso. Dunque gli italiani onesti sono furenti: se
fosse accaduto alla sinistra avremmo avuto un decreto del governo?
Difficile. Pagheranno una multa i ritardatari come si paga la mora sulle
bollette? Non sembra proprio. La regola vale per il deboli, l’arbitrio
per i forti. Forse Milioni quello del panino è stato radiato dal Pdl per
manifesta incompetenza? No, lo si è visto anzi in queste notti dalle
parti di Palazzo Chigi. Dunque era un disegno, l’ennesima furbizia per
alzare fumo? Che triste giorno, il 5 marzo. Un nuovo 8 settembre,
scriveva ieri Alfredo Reichlin. «Fino a che punto siamo consapevoli che
l’Italia è arrivata all’appuntamento con la storia?». Ecco, lo siamo?
Il
presidente della Repubblica ha agito, si deduce dalle sue parole,
secondo la logica del male minore: tra i due beni – il rispetto delle
norme e il diritto dei cittadini a votare – ha scelto il secondo. Una
scelta di quelle in cui si perde comunque. L’astuta truffa – il quesito
del premier – era questo: o la democrazia o la legge. Ma la democrazia e
la legge sono la stessa cosa, solo la banda di governo crede di no.
Napolitano ha agito anche per timore delle conseguenze possibili: chiede
che «tutti si rendano conto» dell’acuirsi di tensioni «non solo
politiche ma istituzionali». Abbiamo titolato, l’altroieri, «Gulp di
stato». Oggi possiamo dirlo in chiaro: colpo di stato, è questo il
pericolo. Siamo sull’orlo e adesso tocca a noi. Spiazziamoli. Non
sbagliamo la mira. Non cadiamo nel tranello, di nuovo, di assegnare ad
altri – peggio che mai ad uno solo – compiti, colpe, responsabilità. La
storia è nelle nostre mani e si cambia in un solo modo: non coi decreti
ma col voto. Spiazziamoli, sì. Scendiamo in piazza e saremo noi a
umiliarli: col voto delle persone oneste. Sono o no la maggioranza del
Paese, annidate in tutti i partiti? Vediamo. Contiamole.