Berlino, Sinfonia di una grande citta’ – Walther Ruttman; Germania 1927


Sull’oscuramento di noblogs.org del tre luglio:

Come
avrete notato per una buona parte di martedì tre luglio il sito è stato
irraggiungibile. I motivi di questo oscuramento li potete leggere sul blog di autistici/inventati, il collettivo che mantiene anche questa piattaforma di blogging. Già ieri pomeriggio avevamo ripristinato il servizio aggirando il blocco del provider, che dopo un po’ di discussione è stato rimosso in nottata. Adesso dovrebbe essere tornato tutto normale. A breve, sempre su cavallette, troverete un articolo che vi racconta l’epilogo (speriamo) della vicenda.



    locandina di Berlin die sinfonie der grosstadt

  
    fotogramma da Berlin 

 Still frame from: Berlin: Symphony of a Great City
Berlin: Die Symphonie der Großstadt
– video (clicca sull’anteprima per vedere il video)

Officine Cinematografiche, CPA Firenze Sud, 20/11/05
"Berlino, Sinfonia di una grande citta’" di W. Ruttman; Germania 1927.

Scheda critica.

"Un tempo si raffiguravano solo cose che potevamo vedere, o che ci sarebbe piaciuto vedere. Ora invece ci si palesa soprattutto la relativita’ delle cose visibili, che si manifestano pertanto come un piccoloesesmpio della totalita’ del mondo, e delle innumerevoli verita’ latentiche esso contiene. Le cose ci appaiono in un senso piu’ vasto, moltiplicato, e che sembrano contraddire l’esperienza razionale di ieri. Si sta diffondendo una essenzializzazione del casuale".

                                  Paul Klee, Berlino 1920


Il cinema e’ una cultura urbana, cresciuta parallelamente all’espansione della metropoli.. La citta’ "doveva" diventare il cinema per non annoiarsi a morte… Il cinema ci mostra il paesaggio urbano dala prospettiva delle immagini… noi costruiamo un’immagine di noi stessi, e ci sforziamo di somigliare a questa immagine… e’ questa l’identita’? Il corrispondere dell’immagine che ci costruiamo e di noi stessi?… Viviamo nelle citta’, le citta’ vivono dentro di noi… il tempo scorre… tutto si trasforma velocemente… soprattutto le immagini… a partire dal big-bang delle immagini eletroniche… possiamo fidarci dell’immagine elettronica? Con la pittura tutto era ancora semplice:essendo unico l’originale, ogni copia era una copia cioe’ un falso. Con la fotografia e poi con il cinema tutto si e’ fatto piu’ complesso: ‘l’originale’ e’ un negativo, e no puo’ esistere senza la copia, tutt’altro: ogni copia e’ un originale. Ora, con l’immagine elettronica e con quella digitale, non c’e’ piu’ negativo, e tantomeno positivo, l’idea stessa di originale decade. Tutto e’ copia. Ogni distinzione sembra puro arbitrio. Chi pora’ scandalizzarsi allora se il concetto di identita’ e’ talmente scaduto in basso?

Mi sto perdendo tutto… adesso ascolto la voce di Bob Dylan che canta: "Ring them bells, you hear them, for the city that dreams…"… Sono contento di essermi perso tutto, ma ho l’impressione di non dover rimpiangere nulla… Spero che quando tornero’ i miei sogni sulla citta’ non diventino incubi.

                                 Buona visione!

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