Profondo Rosso – di D. Argento – colonna sonora e fotogrammi dal film


Il film è stato rimosso dall’internet archive ( http://www.archive.org/index.php ) in questi ultimi giorni credo per motivi di copyright.

http://www.youtube.com/watch?v=-vPG4L_3sMs

fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Profondo_rosso_(film_1975) 


Una scena del film

Profondo rosso è un film del 1975, diretto da Dario Argento.

Rappresenta, secondo molti critici cinematografici e molti
appassionati, il miglior film di Argento. L’opera segna il passaggio
fondamentale fra la fase thriller nell’itinerario del regista, della quale fanno parte L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio, e quella horror cominciata con Suspiria.
La pellicola ebbe fin dalla comparsa nelle sale un ottimo successo di
pubblico e col passare degli anni divenne un film di culto, grazie
anche ai terrificanti effetti speciali, cui mise mano anche Carlo Rambaldi, e alla musica, composta dal pianista jazz Giorgio Gaslini con l’ausilio del gruppo rock progressive dei Goblin.

Indice

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Trama [modifica]

Nella trama la storia si svolge interamente, ma fittiziamente, a Roma (in realtà, vedi infra, tutte le scene esterne sono state girate a Torino).
La storia ha inizio in un piccolo teatro della capitale dove si tiene
un congresso di parapsicologia tenuto da una sensitiva tedesca, Helga
Ulmann (Macha Méril).
Dopo aver dato dimostrazione delle sue facoltà medianiche rivelando il
nome di un signore seduto in platea senza averlo mai conosciuto la
medium lancia un urlo. Dopo essersi calmata dice di aver avuto la
sensazione che una lama invisibile attraversasse il suo corpo ma
tranquillizza subito i suoi assistenti e decide di continuare con il
congresso. Dopo pochi secondi quella terribile sensazione la raggiunge
nuovamente, ma questa volta in maniera estrememente violenta e molto
più chiara. La Ulmann afferma di essere senza volerlo entrata in
contatto con una mente perversa, probabilmente presente tra il
pubblico. Dice anche che questa persona ha già ucciso e che ucciderà
ancora. Infine parla di una villa e di una strana nenia infantile.

Tornata a casa, la sensitiva mentre parla al telefono comincia a
sentire una strana musica, molto simile ad una canzoncina per bambini.
Dopo un po’ suonano alla porta e mentre sta per andare ad aprire la
terribile sensazione avuta in teatro si ripresenta. La donna non ha il
tempo di riordinare le idee che la porta viene sfondata e una mano
contenente una mannaia da macellaio sferza violenti colpi sul corpo
della donna che cade al suolo. Si rialza e cerca di scappare, raggiunge
una finestra per gridare aiuto, ma prima che la apra l’assassino la
colpisce a morte.

In quel momento il pianista inglese Marc Daly (David Hemmings), arrivato a Roma per insegnare jazz,
assiste dalla strada all’epilogo del delitto. Il suo appartamento è
nello stesso stabile in cui si svolge l’assassinio. Con lui c’è Carlo (Gabriele Lavia), un altro pianista amico di vecchia data nonché amante di un travestito, completamente ubriaco. Mentre Carlo rimane in strada, Marc sale subito dentro l’abitazione della medium, venendo poi raggiunto poco dopo dalla polizia, guidata dall’irruente commissario Calcabrini (Eros Pagni). Appare improvvisamente sulla scena anche una giovane giornalista, Gianna Brezzi (Daria Nicolodi, all’epoca compagna di Dario Argento). Gianna attratta da Marc e intrigata dal possibile scoop decide di non lasciarlo solo nelle indagini.

Un parapsicologo che era stato presente alla conferenza dice che la
nenia infantile è contenuta in un vecchio libretto di leggende
popolari. Marc riesce a trovarlo in una biblioteca. Il libro contiene
una fotografia di una villa. Con la sola fotografia in mano, Marc cerca
di capire dove si trovi la villa. L’unico elemento è una grande pianta
nel giardino, molto rara per la zona di Roma. In giornata Marc si reca
anche a casa di Carlo, per sincerarsi che abbia smaltito la sbronza.
Conosce la madre, Marta, ex attrice a riposo (Clara Calamai).

Mentre indaga, Daly s’accorge di essere diventato il bersaglio
numero uno del killer, che intanto continua con i delitti, arrivando
sempre più vicino a lui e uccidendo tutte le persone che gli stanno
vicino oppure che arrivano alla verità. Muoiono infatti, uno dopo
l’altro, la scrittrice Amanda Righetti (Giuliana Calandra), autrice del libro in cui si parla della villa e lo psichiatra Giordani (Glauco Mauri),
già presente alla seduta della medium e collaboratore di Marc alle
indagini, che scopre il nome del killer lasciato da quest’ultima sullo
specchio del bagno di casa.

Proseguendo nelle sue indagini, Marc Daly mostra la foto a diversi
vivaisti; uno di questi riconosce la pianta venduta anni prima e gli
fornisce l’indirizzo della villa. Questa è disabitata, ma custodita. Il
musicista rintraccia il custode, che ha una figlia in età scolare, Olga
(Nicoletta Elmi),
e si fa prestare le chiavi. Quando entra nella villa, scopre subito
qualcosa d’interessante: sotto l’intonaco di una parete c’è un affresco
raccapricciante che raffigura un bambino con un lungo coltello in mano
e un uomo gigantesco con il petto inondato di sangue.

Tornato a casa, però, Daly decide di abbandonare le sue ricerche e
decide di partire da Roma: chiede a Gianna se vuole andare con lui in
Spagna. La giornalista accetta entusiasta e i due si danno appuntamento
per la sera stessa. Ma a Daly torna in mente una cosa: la villa che ha
appena visitato ha quattro finestre, mentre nella foto ce ne sono
cinque. Decide allora di tornare a vedere. Scopre che c’è una stanza
murata all’interno della villa. Con un piccone abbatte il muro
divisorio e con sua grande sorpresa trova un corpo mummificato
all’interno. Subito dopo riceve un colpo sulla testa e sviene.

Quando si sveglia vede il volto di Gianna: la giornalista lo ha
seguito e lo ha portato fuori della villa, cui qualcuno ha appiccato il
fuoco. Poco dopo Marc e Gianna sono nella casa del custode e il
musicista ha un sussulto quando scopre un disegno nella cameretta della
bambina che è uguale a quello che ha trovato dentro la villa, scavando
sotto l’intonaco. Marcus interroga la bimba, che confessa di aver
copiato il disegno a scuola: l’ha trovato in una vecchia raccolta
mentre era stata messa in punizione in archivio. Marc e Gianna si
recano subito nella scuola di Olga e si mettono a cercare insieme il
disegno. Mentre Gianna si allontana per chiamare la polizia, Marc trova
il disegno e ne legge la firma. Cerca immediatamente Gianna, ma la
trova con un coltello piantato nel fianco. La giornalista però è ancora
viva. Il killer, dunque, è già dentro la scuola. Marc dichiara al
killer ancora nascosto di aver riconosciuto la sua identità. Alle sue
spalle appare l’amico e collega Carlo che gli punta la pistola. Ma
prima che prema il grilletto, viene messo in fuga dalla polizia. Carlo
però non fa molta strada: viene prima investito e trascinato da un
camion e poi ucciso da una macchina, che gli schiaccia la testa.

Tutto risolto? Mentre Gianna viene portata in ospedale, Marc torna
verso il suo appartamento e ripensa agli episodi che gli sono accaduti.
Si rende conto che Carlo non può essere il killer perché era con lui
mentre accadeva il primo delitto e quindi decide di entrare nella casa
della medium per cercare nuovi indizi. Appena entra si rende conto di
aver già visto il misterioso assassino, il cui volto era riflesso in
uno specchio.
Si ripete la scena già vista nella scuola: Marc si volta e vede in
faccia il killer, questa volta quello vero: il suo volto è quello di
Marta (Clara Calamai),
la pazza madre di Carlo, che quando quest’ultimo era piccolo aveva
assassinato sotto i suoi occhi il padre, che voleva ricoverarla in
clinica perché malata. Carlo, da bambino, aveva quindi dipinto a scuola
l’orrenda scena del delitto. La villa era stata la prima abitazione di
Carlo e il corpo mummificato era quello di suo padre.
Marta cerca di colpire Marc con una mannaia, finendo però incastrata
per colpa di un ciondolo di metallo con grossi elementi nelle
inferriate dell’ascensore. Il pianista preme allora il tasto per far
scendere l’ascensore, e la donna si decapita con la sua stessa collana.
I titoli, accompagnati dall’angosciante tema musicale, scorrono su una
macchia rosso sangue, in cui si vede riflesso il volto del protagonista.

Luoghi dove è stato girato il film [modifica]

  • Il film è stato girato prevalentemente a Torino, ma anche a Roma e Perugia.
  • La lugubre villa "del bambino urlante" dove Marc rinviene il cadavere è sita a Torino in Corso Giovanni Lanza 57, ed è nota come Villa Scott, dal nome del committente della sua costruzione, progettata da Pietro Fenoglio nel 1902 ed esempio di stile liberty dell’epoca. Attualmente ristrutturata ed abitata da privati, all’epoca del film ospitava un convitto femminile gestito da suore. Per girare le scene, la produzione pagò un periodo di villeggiatura alle suore ed alle ragazze del convitto ivi dimoranti.
  • Il locale dove suona Carlo in realtà non è mai esistito. La
    scenografia fu costruita di fronte all’abitazione di Marc, ed è un
    chiaro omaggio al quadro Nighthawks di Edward Hopper; il palazzo dove si trova l’abitazione è a Torino in Piazza C.L.N. 236bis, dove avviene anche l’assassinio della sensitiva e la scena finale in cui muore Marta. Nel palazzo abitava il co-sceneggiatore del film Bernardino Zapponi. L’ascensore utilizzato nella scena è tutt’ora funzionante e viene utilizzato dagli inquilini del palazzo.
  • La fontana dove ha luogo il colloquio tra Carlo ubriaco e Marc, è la Fontana del Po, sempre in Piazza C.L.N. Negli stessi paraggi (il parcheggio sotterraneo sotto la suddetta piazza, tutt’ora attivo) furono girate alcune scene dell’inseguimento tra la Porsche 356 e la Fiat 125 che appaiono in un altro film di Dario Argento, Il gatto a nove code.
  • La scena del congresso di parapsicologia è stata girata all’interno del famoso Teatro Carignano di Torino, in Piazza Carignano 6, attualmente riaperto dopo un accurato restauro.
  • La scena iniziale del film, con le prove del gruppo jazz di Marc, è stata girata al Tempio di Sant’Angelo a Perugia.
  • Sempre a Perugia, nel Cimitero monumentale, è stata girata la scena del funerale della medium Helga.
  • La scuola Leonardo da Vinci, dove Marc entra di notte per cercare il disegno, è in realtà il Liceo Classico Mamiani di Roma.

Automobili degli attori [modifica]

Nel film i mezzi utilizzati nelle scene hanno un ruolo importante. Tra essi si ricordano la Fiat 500, in precarie condizioni, di Gianna Brezzi, teatro delle discussioni tra la stessa e Marc, la Lancia Beta noleggiata da Marc, la Lancia Beta Coupé che uccide Carlo schiacciandogli il capo e l’autocarro Fiat 642
che lo travolge e trascina. Come detto, il film è ambientato a Roma ma
è stato quasi interamente girato a Torino. Ciò spiega perché,
nonostante vi siano molte scene ambientate per strada e in automobile,
in nessuna di esse vengono inquadrate le targhe dei veicoli.

Note [modifica]

In Giappone il film uscì solo alcuni anni dopo l’uscita italiana, con il titolo Suspiria – Parte II, ed è sempre presente ai primissimi posti nelle classifiche dei film preferiti dalle adolescenti, insieme a Vacanze romane di William Wyler [senza fonte].

Collegamenti esterni [modifica]

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