Archive for category programmazione

BANDITI A MILANO di C. Lizzani @ sala cinema CPA (FI) 26.5.2008

"Le grandi regie del cinema – Giro del mondo in 80 e piu’ pellicole" parte V

26 maggio "banditi a milano" 1968 – carlo lizzani – italia – col. 102′ 16mm
2 giugno "i cannibali" 1969 – liliana cavani – italia – col. 95′ 16mm

Le Officine Cinematografiche presentano 

BANDITI A MILANO un film di Carlo Lizzani

scheda critica (clicca per ingrandire):

lunedì 26 maggio – inizio proiezione ore 22.30 dopo la intro di Jo –

ingresso
2 €uri per pagare le spese di noleggio e spedizione della pellicola –
CINEMA VERO – NO VIDEO! – NO DVD! – NO VHS! – NO DIVX! – PROIEZIONE IN
PELLICOLA 16MM A CURA DI ZIO JO 

altre schede critiche recenti:

album schede critiche (a cura di Alessio a.k.a. il Poeta)

album flyer officine (vecchi e nuovi flyer degli eventi organizzati dalle Officine cinematografiche)

album cinema txt (testi e sceneggiature)

http://www.youtube.com/watch?v=v6B-o6OChHA

inseguimento tratto dal film "Banditi a Milano" 

da wikipedia: 

Banditi a Milano
Paese:     Italia
Anno:     1968
Durata:     95′
Colore:     colore
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Carlo Lizzani
Sceneggiatura:     Carlo Lizzani, Massimo De Rita e Dino Maiuri
Interpreti e personaggi

    * Gian Maria Volontè : Cavallero
    * Don Backy : Sandro Giannantonio
    * Ray Lovelock : Tuccio Lopez
    * Ezio Sancrotti : Rovoletto

Fotografia:     Giuseppe Ruzzolini e Otello Spila
Montaggio:     Franco Fraticelli
Musiche:     Riz Ortolani
Scenografia:     Mimmo Scavia

Banditi a Milano è un film di Carlo Lizzani del 1968, e tratta della rapina all’agenzia n.11 del Banco di Napoli in largo Zandonai a Milano, eseguita un anno prima dalla Banda Cavallero.

Il pomeriggio del 25 settembre 1967 dopo il furto i banditi seminano
per trenta lunghissimi minuti il terrore e la morte, impegnandosi in
scontri a fuoco con le pantere delle polizia che li inseguono
attraverso le vie della città. Chicago anni Trenta d’improvviso a
Milano.

 

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UMBERTO D. di V. De Sica @ sala cinema CPA (FI) 19.5.08

Le Officine Cinematografiche presentano

UMBERTO D. un film di Vittorio De Sica – drammatico; 1952. Italia – B/N – 89′ formato 16mm

lunedì 19 maggio 2008 alla sala cinema del CPA Firenze Sud in via Villamagna 27a zona piazza Gavinana; bus: 3 – 8 – 23 – 31 – 32 – 33
ingresso 2 € per coprire le spese di spedizione e noleggio della pellicola cinematografica – VERO CINEMA!!! NO VIDEO!!! NO DVD!!! NO VHS!!! PROIEZIONE PELLICOLA 16MM!!!

inizio proiezione ore 22.30 dopo la intro di Zio Jo – puntuali che Zio si arrabbia!

special drinks + cocktails = Sara
scheda critica + piatto a tema = Alessio a.k.a. il Poeta

 

http://www.youtube.com/watch?v=Bh_XKqO5DQs

De Sica sul set di Umberto D. (1951) 

da http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_D

Umberto D.
Titolo originale:    Umberto D.
Paese:     Italia
Anno:     1952
Durata:     89′
Colore:     B/N
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Vittorio De Sica
Soggetto:     Cesare Zavattini
Sceneggiatura:     Cesare Zavattini

Interpreti e personaggi

    * Carlo Battisti: Umberto Domenico Ferrari
    * Maria Pia Casilio: Maria, la servetta
    * Lina Gennari: Antonia, la padrona di casa
    * Alberto Albani Barbieri: amico di Antonia
    * Lamberto Maggiorani
    * Riccardo Ferri
    * Pasquale Campagnola
    * Ileana Simova
    * Elena Rea: sorella
    * Memmo Carotenuto: un degente

Fotografia:     Aldo Graziati
Montaggio:     Eraldo Da Roma
Musiche:     Alessandro Cicognini
Scenografia:     Virgilio Marchi

Premi:

    * Miglior film al Festival di Punta del Este
    * Miglior film straniero per i critici di New York (1955)
    * Nomination all’Oscar a Cesare Zavattini per la migliore sceneggiatura originale (1957) 

Umberto D. è un film del 1952, scritto e sceneggiato da Cesare Zavattini, magistralmente diretto da Vittorio De Sica.

Nonostante sia considerato da buona parte della critica uno dei
migliori film di De Sica, a livello di pubblico è stato uno dei meno
compresi. Quando uscì nelle sale cinematografiche, incontrò non pochi ostacoli. Come con il precedente Ladri di biciclette
ci fu chi si lamentò per il fatto che vi veniva mostrata la realtà con
drammatico realismo e questo, soprattutto ad una certa classe politica
e benpensante di allora, non piaceva.

Roma vi
fa da sfondo, con le sue piazze e le sue strade, i suoi suoni, i tram,
le musiche semplici accompagnano unite ai suoni e ai rumori quel senso
di vita scarna e di profonda solitudine che la storia emana, quella di
Umberto Domenico Ferrari, colto nella sua stanza di via San Martino
della Battaglia 14.

La storia è molto semplice: è quella di un pensionato che non ce la
fa a tirare a campare con la sua magra pensione di funzionario del
ministero. I personaggi scorrono via sulla pellicola: vediamo la
polizia, i vecchi pensionati, i barboni, la padrona di casa, i suoi
amici, i portantini, i medici, la suora, l’ex collega d’ufficio, gli
impiegati del canile, il militare, i mendicanti, insomma quasi tutti
sembrano sordi alle emozioni. Un’umanità cinica, in cui ognuno pensa a
sé stesso. Non ci sono affetti, pietà, non c’è amicizia.

È il dramma di un uomo che ha lavorato tutta una vita onestamente ed
ora, solo, si trova ad avere problemi economici. Un dramma vissuto con
estrema dignità da Umberto, ignorato dagli altri.

Unico amico e compagno è il suo cane, Flaik. Unici gesti e parole di
conforto sono quelle di Maria. Con lei il vecchio ha una forma di
riservato affetto. Sembra un vecchio padre o un nonno. La rimbrotta
dicendole "Hai fatto i compiti? Certe cose avvengono perché non si sa la grammatica, tutti approfittano degli ignoranti."

Unico piccolo gesto di aiuto quello di un vicino di letto in
ospedale. Il resto dell’umanità vive la sua vita cinicamente e non
degna Umberto nemmeno quasi di un gesto di pietà. Anche quando gli
sguardi si posano su di lui, subito si ritraggono in preda all’ egoismo
che cela la paura. I gesti d’amore non sono contemplati in quella
società, tutta reclinata su sé stessa, sui propri interessi dell’oggi.

Le parole che i personaggi si scambiano sono drammaticamente significative e distanti, il commendatore gli domanderà: "Secondo lei ci sarà la guerra?" cui Umberto risponderà: "Mah!" La guerra cinicamente è già in atto, tutto attorno a lui.

Questa umanità ricorda quella di Napoli milionaria!, di quel "Adda passa a nottata".
Lo stesso è per Maria, che aspetta un bambino, il militare la lascerà,
lo stesso per la piccola Daniela, cui non sarà permesso di tenere Flaik.

Infine Flaik, un bastardino, l’unico che nutre un po’ d’amore verso
Umberto e che alla fine lo salva dalla morte e con cui si incammina
verso un futuro che non sappiamo come e quale sarà.

Non è un finale col sorriso, ma amaro, è un chissà … e lo spettatore deve domandarsi quale sarà questo futuro, deve farlo, non si può alzare cinicamente dalla sua sedia senza farsi questa domanda. 


La trama nel dettaglio [modifica]

Il film si apre con una sequenza girata nel centro di Roma,
c’è un corteo non autorizzato di pensionati. I loro cartelli recitano:
"Aumentate le pensioni. Abbiamo lavorato tutta una vita." Il corteo
viene fatto sgomberare dalla polizia. Alcuni vecchi inseguiti, si
nascondono nell’atrio di un edificio. Qui il protagonista si presenta.
Umberto Domenico Ferrari ha lavorato per 30 anni come funzionario al
Ministero dei Lavori Pubblici, ora è pensionato con 18.000 lire al
mese. I vecchi si lasciano. È mezzogiorno, alcuni operai staccano dal
lavoro per la pausa pranzo. Umberto va alla mensa dei poveri, cerca di
vendere il suo orologio per poter pagare l’affitto. In piazza del
Popolo riesce a venderlo per tremila lire.

Tornato a casa, trova la sua camera in affitto occupata da una
coppietta cui la padrona ha lasciato la camera mentre lui non c’era. Si
lamenta e la padrona di casa lo minaccia di sfratto se non le paga gli
arretrati. Umberto, restato solo in cucina con Maria, la giovane serva,
le chiede un termometro. Tra i due c’è confidenza e Maria si confida
con lui, dicendogli di essere incinta. Il vecchio rimane rattristato.
Febbricitante, ritorna in camera. Mentre sistema il letto che era stato
usato dalla coppia, entra Maria che va alla finestra per vedere il suo
innamorato, un soldato che sta uscendo dalla caserma.

Il vecchio rimane solo col cane. Arriva la padrona che gli ripete
che lo sfratterà. Il vecchio si corica con il cagnolino Flaik ai piedi
del letto. Rientra Maria, cui chiede di guardargli la gola, e poi le
affida le tremila lire da portare alla padrona che però gliele rimanda
indietro, esigendo il pagamento di tutto l’arretrato. Così si alza e va
a vendersi dei libri. Rimanda Maria con i soldi, ora sono cinquemila
lire, ma anche stavolta gli vengono rimandati indietro.

In casa la padrona continua a cantare con i suoi amici, arriva anche
il suo fidanzato. Il vecchio cerca di prendere sonno, cantano, si suona
il piano, fuori la tromba della caserma ed il rumore dei tram giù nella
via. Si apre il tetto del cinema sottostante e si ode il sonoro del
film, il vecchio si alza, si asciuga il sudore per la febbre e poi si
ricorica.

È mattino presto quando il vecchio fa una telefonata. Maria si
sveglia e piangendo prepara il caffè. Suonano alla porta, sono due
infermieri, il vecchio finisce di fare la valigia, lascia un infermiere
a giocare con Flaik e si fa portare via su una lettiga salutando Maria.

La scena si sposta all’ospedale, due lunghe corsie, i medici, la
suora a cui, su consiglio del vicino di letto, chiede un rosario per
conquistarne la benevolenza e poter rimanere in ospedale ancora una
settimana. Maria lo va a trovare, gli porta una banana in dono, Flaik è
giù in cortile, Umberto va alla finestra per farsi vedere, ma Flaik che
è accompagnato dal fidanzato di Maria non può vederlo. Umberto esce
dall’ospedale con il suo vicino di letto e lo saluta dandogli il suo
indirizzo: via San Martino della Battaglia 14.

Arrivato a casa trova gli operai intenti a restaurare
l’appartamento, la padrona si sta per sposare. Cerca in casa Flaik e
non trovandolo esce in strada dove trova Maria piangente, ha appena
detto al militare di essere incinta ma questi non ne vuol sapere. Poi
gli dice che la padrona ha aperto la porta ed il cagnolino è scappato.
Il vecchio va così a cercarlo al canile, temendo che sia stato già
ucciso, ma finalmente lo ritrova.

In piazza della Minerva vede un uomo mendicare. Incontra un vecchio
collega e quando gli dice dei suoi problemi economici, questi se ne va.
Siamo alle spalle del Pantheon.
Davanti al colonnato Umberto prova a chiedere l’elemosina, ma tanta è
la dignità che ha, che non ci riesce. Prova allora a lasciare Flaik col
cappello in bocca, nascondendosi. Il cagnolino sta ritto sulle gambe
col cappello in bocca, passa un suo conoscente che riconosce il
cagnetto, Umberto si vergogna, esce e saluta il commendatore dicendo
che Flaik stava giocando. Il commendatore sale sull’autobus.

Al ritorno a casa Umberto scopre che c’è stato un banchetto per le
nozze e che la sua stanza è ridotta a un macello per i lavori, infatti
hanno iniziato ad abbattere una parete. Si sentono i rumori del tram e
se ne vedono le luci. Maria gli porta un pezzo di pizza dolce, rimasta
dal banchetto. Umberto è stanco, ormai ha capito che a nulla valgono i
suoi sforzi e che gli toccherà lasciare la sua stanza. Avrebbe voglia
di piangere, fissa i sampietrini
della strada e pensa di gettarsi dalla finestra, guarda Flaik e
richiude la finestra. Un foro nel muro inquadra Umberto mentre prepara
la valigia.

Mattino. Umberto sveglia Flaik ed esce di casa. Maria lo sente ed
esce sul ballatoio per salutarlo. Gli chiede quando si rivedranno, ma
il vecchio non risponde, le sorride e con affetto le dice di lasciar
perdere il militare e scende le scale. Roma è deserta nel mattino. Sale
su un tram e vede scorrere le vie che conosce. La sua casa scompare.
Prova poi a trovare un posto in una pensione per cani a Flaik dando in
cambio i soldi che si era procurato per l’affitto e la sua valigia con
i vestiti e le scarpe, tanto a lui, che medita di uccidersi, non
sarebbero più serviti. Vede che Flaik ha paura di un altro cane e non
se la sente di lasciarlo lì.

Ai giardini prova a regalare Flaik a Daniela, una bambina che gli
vuol bene, ma la governante gli dice che la sua padrona non vuole cani.
Rimasto solo, Umberto si allontana, mentre Flaik gioca coi bambini, si
nasconde, ma il cane arriva e lo trova. Si abbassa il passaggio a
livello, sta arrivando un treno. Umberto vorrebbe buttarsi sotto il
treno assieme al cane, Flaik lo capisce, si libera dalla stretta e
scappa. Il treno passa sfrecciando a pochi centimetri. Il vecchio, in
una nuvola di polvere, chiama il cane temendo che sia finito
stritolato, ma Flaik si è messo in salvo a qualche metro di distanza.
Umberto segue il cane che, impaurito, non ne vuole più sapere di andare
da lui e si nasconde. Il vecchio gli tira una pigna per giocare. Il
cagnolino dopo un po’, non più impaurito, inizia a giocare.

Il film finisce con Umberto che si allontana sul viale giocando con Flaik mentre arrivano dei bambini che giocano a pallone.

Curiosità [modifica]

  • Carlo Battisti – che interpreta Umberto D. – era professore di
    glottologia all’Università di Firenze e insieme a Giovanni Alessio e ad
    altri collaboratori fu autore dell’importante Dizionario Etimologico Italiano (DEI, in 5 volumi, pubblicato negli anni 1950-1957); è questo il suo unico film.
  • A proposito di questo film, Giulio Andreotti,
    all’epoca Sottosegretario allo spettacolo, scrisse su "Libertà": «Se è
    vero che il male si può combattere anche mettendone a nudo gli aspetti
    più crudi, è pur vero che se nel mondo si sarà indotti – erroneamente –
    a ritenere che quella di Umberto D. è l’Italia della metà del ventesimo
    secolo, De Sica avrà reso un pessimo servizio alla sua patria, che è
    anche la patria di Don Bosco, del Forlanini e di una progredita
    legislazione sociale».

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GIORNO DI FESTA di J. Tati @ Ulisse Bar (FI) 13.5.08


Le Officine Cinematografiche presentano:

Giorno di festa un film di Jaques Tati – Francia 1949, commedia b/n 70′ – 16mm

Stasera 13 maggio 2008 all’Ulisse Bar nel parco di San Salvi a Firenze, zona cavalcavia Piazza Alberti

ingresso gratuito – inizio proiezione ore 23.00 

Proiezione in pellicola cinematografica 16mm a cura di Zio Jo aka l’Uomo Con La Testa Piena Di Film… No video! No dvd! No vhs!

http://www.youtube.com/watch?v=ZSKzQGRYk0s

info:

http://www.tativille.com/ – sito ufficiale di Jaquest Tati

http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Tati – tati su Wikipedia (voce in italiano)


bonus: scheda critica de "I pugni in tasca"


clicca per ingrandire 

Saluti dal vostro amichevole vicino…
THX 1138 

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I PUGNI IN TASCA di M. Bellocchio @ sala cinema CPA (FI) 12.5.08

Stasera alla sala cinema del CPA Firenze Sud

le Officine Cinematografiche presentano

“I pugni in tasca” 1963 di Marco Bellocchio – Italia – b/n 107′ 16mm

Ingresso 2 €uri per coprire le spese di spedizione e noleggio della pellicola cinematografica (NO VIDEO!!! Cinema vero!!!)

Special drinks and cocktails by Sara e Alessio. Cibarie a tema e scheda critica a cura di Alessio. Proiezione in pellicola 16mm a cura di Jo La Face.

Inizio film ore 22,30 dopo la intro dello Zio Jo. PUNTUALI che lo zio si arrabbia!!!

http://www.youtube.com/watch?v=Yhq1_r8L4uI

da wikipedia

I pugni in tasca

Titolo originale: I pugni in tasca
Paese: Italia
Anno: 1965
Durata: 105′ (2700 m.)
Colore: B/N
Audio: sonoro
Genere: drammatico
Regia: Marco Bellocchio
Soggetto: Marco Bellocchio
Sceneggiatura: Marco Bellocchio
Produttore: Doria Cinematografica, Piacenza
Interpreti e personaggi

* Lou Castel: Alessandro
* Paola Pitagora: Giulia
* Marino Masé: Augusto
* Liliana Geraci: la madre

Fotografia: Alberto Marrama
Montaggio: Silvano Agosti, Aurelio Mangiarotti
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: Gisella Longo

I pugni in tasca è un film diretto da Marco Bellocchio e proiettato per la prima volta in pubblico il 31 ottobre 1965 (v.c. n. 45471 del 28-7-1965). Il film fu distribuito anche in Francia (Les poings dans les poches – Hyères, maggio 1966 – 85′), Germania Occidentale (Mit der Faust in der Tasche – 5-12-1969 – 108′), Gran Bretagna (Fists in the Pocket – 1966 – 113′) e Usa (Fist in His Pocket – 1968 – 105′).

Si tratta di un film manifesto, per certi versi anticipatore della contestazione sessantottina.

Trama [modifica]

La storia si compie in uno spazio chiuso, angosciante, dove vivono i
componenti di una famiglia senza pace. I soggetti principali del film
sono infatti cinque membri molto diversi di una stessa famiglia
malsana, autodistruttrice. Tutti personaggi attaccati gli uni con gli
altri, che soli non hanno ragione di esistere: la madre, cieca,
ancorata ai ricordi; il fratello minore Leone, affetto da ritardo
mentale ed epilessia che si rifiuta di crescere; è un ragazzo tenero,
indifeso ed immensamente dolce ma inutile agli occhi degli altri
familiari. Poi c’è Augusto, il fratello maggiore, il più normale che
cerca di crearsi una famiglia e di integrarsi con la società. Giulia è
l’unica sorella, molto curiosa nei confronti della vita (spia le
prostitute) vive un rapporto semi-incestuoso con l’ultimo fratello
Alessandro, il protagonista, l’unico che realmente sente il disagio
della famiglia e cerca il modo per risolvere quest’ormai insostenibile
situazione. Alessandro non sa uscire dalla propria autocontemplazione,
dal suo estremo narcisismo e non sa crearsi nessun rapporto se non
all’interno dalla famiglia, ne è ossessionato.

Lou Castel,
nel ruolo di Alessandro, è riuscito genialmente a modificare il suo
personaggio, aggiungendovi una dolcezza imprevista che lo rende ancora
più crudele e tagliente. Meravigliose le scene in cui si abbandona
totalmente a sé stesso pensando di non essere visto (per esempio
davanti alla madre cieca).

Film diretti da Marco Bellocchio
I pugni in tasca · La Cina è vicina · Discutiamo, discutiamo, episodio di Amore e rabbia · Nel nome del padre · Sbatti il mostro in prima pagina · Marcia trionfale · Salto nel vuoto · Vacanze in Val Trebbia · Gli occhi, la bocca · Enrico IV · Il diavolo in corpo · La visione del Sabba · La condanna · Il sogno della farfalla · Il principe di Homburg · La religione della storia · La balia · L’ora di religione · Buongiorno, notte · Il regista di matrimoni
Progetto cinemaPortale cinemaDrive-in

 


“Le grandi regie del cinema – Giro del mondo in 80 e piu’ pellicole” parte V
12 maggio “i pugni in tasca” 1963 – marco bellocchio – italia – b/n 107′ 16mm
19 maggio “umberto d” 1952 – vittorio de sica – italia – b/n 89′ 16mm
26 maggio “banditi a milano” 1968 – carlo lizzani – italia – col. 102′ 16mm
2 giugno “i cannibali” 1969 – liliana cavani – italia – col. 95′ 16mm

Saluti dal vostro affezionatissimo

THX 1138

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ROCCO E I SUOI FRATELLI di L. Visconti @ sala cinema CPA (FI)

Le  Officine Cinematografiche presentano

"Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti (proiezione pellicola cinematografica 16mm a cura dello zio JO. NO VIDEO!!!)

ingresso 2 €uri per le spese di noleggio e spedizione delle pellicole 

Attenzione!!! La priezione del  film iniziera’ ale 22.00: VENITE PRIMA!!!


(click to enlarge)

"Le grandi regie del cinema – Giro del mondo in 80 e piu’ pellicole" parte V
5 maggio "rocco e i suoi fratelli" 1960 – luchino visconti – italia – b/n 180′ 16mm
12 maggio "i pugni in tasca" 1963 – marco bellocchio – italia – b/n 107′ 16mm
19 maggio "umberto d" 1952 – vittorio de sica – italia – b/n 89′ 16mm
26 maggio "banditi a milano" 1968 – carlo lizzani – italia – col. 102′ 16mm
2 giugno "i cannibali" 1969 – liliana cavani – italia – col. 95′ 16mm

Saluti dal vostro affezionatissimo

THX 1138 

 

 

da wikipedia:

Rocco e i suoi fratelli
Titolo originale: Rocco e i suoi fratelli
Paese:     Italia
Anno:     1960
Durata:     170′
Colore:     B/N
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Luchino Visconti
Soggetto:     Suso Cecchi D’Amico, Vasco Pratolini, Luchino Visconti
Sceneggiatura:     Suso Cecchi D’Amico, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Enrico Medioli, Luchino Visconti

Interpreti e personaggi

    * Alain Delon : Rocco Parondi
    * Renato Salvatori : Simone Parondi
    * Annie Girardot : Nadia
    * Katina Paxinou : Rosaria Parondi
    * Alessandra Panaro : Fidanzata di Ciro
    * Spiros Focás : Vincenzo Parondi
    * Max Cartier : Ciro Parondi
    * Corrado Pani : Ivo
    * Rocco Vidolazzi : Luca Parondi
    * Claudia Mori : Lavandaia
    * Adriana Asti : Lavandaia
    * Enzo Fiermonte : Boxer
    * Nino Castelnuovo : Nino Rossi
    * Rosario Borelli : Un biscazziere
    * Renato Terra : Alfredo, fratello di Ginetta

Doppiatori italiani:

    * Achille Millo: Alain Delon
    * Riccardo Cucciolla: Renato Salvatori
    * Valentina Fortunato: Annie Girardot
    * Cesarina Gherardi: Katina Paxinou
    * Fulvia Mammi: Alessandra Panaro
    * Luisella Visconti: Claudia Cardinale

Fotografia:     Giuseppe Rotunno
Montaggio:     Mario Serandrei
Musiche:     Nino Rota
Scenografia:     Mario Garbuglia 

Rocco e i suoi fratelli è un film del 1960, diretto dal regista Luchino Visconti.

Trama [modifica]

Rocco è un meridionale che insieme ai fratelli e alla madre decide
di emigrare a Milano per cambiare vita. In città la famiglia ritrova
Vincenzo, in procinto di sposarsi. Dopo le difficoltà iniziali i
giovani riescono a trovare una sistemazione, Rocco inizia a lavorare in
una lavanderia e poi successivamente parte per il servizio militare.
Ciro dopo lo studio, trova lavoro come operaio in una fabbrica
dell’Alfa Romeo, Simone si dà alla boxe, mentre Luca, che è ancora un
bambino, rimane a casa con la madre.

Nei primi periodi i giovani fratelli faranno la conoscenza di Nadia,
prostituta che ha una breve relazione con Simone. Egli è tra i fratelli
il meno responsabile, infatti si dà al furto e conduce una vita
sregolata che condiziona anche le sue prestazioni sul ring. Tra tutti
Rocco è il più timido ma anche il più buono e un giorno, per caso,
incontra Nadia che, appena uscita dal carcere, lo muove a compassione.
Rocco riesce a dare a Nadia nuove speranze per il futuro e alla fine
tra i due nasce un amore. Tutto questo però viene rovinato da Simone,
che dopo qualche tempo, viene a sapere della relazione tra i due e dopo
averli trovati, con l’aiuto di altri manigoldi, stupra Nadia e picchia
il fratello. Qui tutta la bontà di Rocco si manifesta: infatti si rende
conto dell’infelicità del fratello e nonostante il suo amore per Nadia
l’invita a ritornare con lui. Ma la vicinanza di Nadia non risolve i
problemi di Simone che anzi, dopo aver cessato di fare il pugile,
inizia ad avere anche problemi economici e a chiedere soldi ai fratelli
e allo stesso Rocco che si prodiga in tutti i modi per aiutarlo.
Proprio per rimediare denaro, Rocco, suo malgrado, decide di continuare
a fare il pugile, quindi di continuare una carriera iniziata da poco ma
già in ascesa. Al contrario del fratello, Rocco riesce anche sul ring,
infatti mentre si aggiudica un incontro importante che lo lancerà al
successo, Simone uccide Nadia a coltellate, perché la donna si rifiuta
di continuare la loro relazione. Mentre ci sono i festeggiamenti in
famiglia per la vittoria di Rocco, Simone fa ritorno a casa e proprio
al fratello confessa l’omicidio della donna tanto amata. Ma nonostante
il suo amore e la sua disperazione Rocco prova pietà per il fratello e
gli offre perfino rifugio, contrariando gli altri fratelli. Ma Simone
verrà trovato e arrestato tre giorni dopo.

Il film si conclude con il discorso di Ciro che pronostica al
fratellino Luca un futuro migliore, fondato sulla giustizia e
sull’onestà. Il discorso si interrompe sulla sirena che richiama Ciro
al lavoro in fabbrica; quasi a voler dire che un futuro migliore sarà
fondato soprattutto sul lavoro.

Collegamenti esterni [modifica]

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IL FEDERALE di L. Salce @ CPA (FI) 28.4.08 + nuove schede critiche


Anne-Marie Deschott nel film "Il Fantasma Della Libertà" di Luis Bunuel

clicca sulle immagini per ingrandire 

Schede critiche: 

flyer:

bonus immagini:


Lunedi 28 aprile alla Sala Cinema del CPA Firenze Sud

Le Officine Cinematografiche presentano 

"Il Federale" 1961 – Luciano Salce – Italia – b/n, 100′. 16mm

inizio film ore 22,30 dopo la intro di Jo – proiezione in pellicola 16mm (NO VIDEO – NO DVD)

cocktails + special drinks = Sara & Ale


http://www.youtube.com/watch?v=IBv4sAYdQK4

da http://it.wikipedia.org/wiki/Il_federale

Il federale
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. 

Il federale

Titolo originale:     Il federale
Paese:     Italia
Anno:     1961
Durata:     100′
Colore:     b/n
Audio:     sonoro
Genere:     commedia
Regia:     Luciano Salce
Sceneggiatura:     Castellano e Pipolo, Luciano Salce
Produttore:     Dino De Laurentiis

Interpreti e personaggi

    * Ugo Tognazzi: Primo Arcovazzi
    * Georges Wilson: Professor Erminio Bonafé
    * Stefania Sandrelli: Lisa
    * Gianrico Tedeschi: Arcangelo Bardacci
    * Luciano Bonanni: l’autista del bus
    * Gianni Agus:
    * Luciano Salce: tenente tedesco
    * Ester Carloni:

Fotografia:     Erico Menczer
Musiche:     Ennio Morricone
Costumi:     Giuliano Papi

  « Buca… buca… buca con acqua! »
 
(Primo Arcovazzi alla guida del sidecar su una strada sconnessa)

Il federale è un film del 1961 di Luciano Salce i cui protagonisti sono Ugo Tognazzi e George Wilson.

Il film è ambientato in Italia nel 1944, sul finire della guerra. Al fascista Primo Arcovazzi (Ugo Tognazzi),
ligio al dovere e aspirante al grado di federale, viene affidata la
missione di scovare il professor Erminio Bonafé, eminente filsofo
antifascista, e di condurlo a Roma.
Nel svolgere l’incarico il camerata attraversa assieme a Bonafé
un’Italia distrutta dalla guerra e si metterà più volte a confronto col
professore, uomo di grande cultura. Da questa avventura ne uscirà
cambiato però anche lo stesso Bonafé che finisce, come lo spettatore,
con lo stimare Arcovazzi in quanto uomo con dei principi che difende
con convinzione.

Alla sua uscita, nel 1961,
il film fece scandalo poiché dipingeva l’immagine di un fascista
diverso da tutti gli altri che si potevano vedere nei film di quegli
anni. Per la prima volta l’Arcovazzi fascista rappresenta semplicemente
un uomo che crede nei propri ideali e che anche in punto di morte non
li rinnega. 

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"Le grandi regie del cinema – Giro del mondo in 80 e piu’ pellicole" parte V


28 aprile "il federale" 1961 – luciano salce – italia – b/n 100′ 16mm
5 maggio "rocco e i suoi fratelli" 1960 – luchino visconti – italia – b/n 180′ 16mm
12 maggio "i pugni in tasca" 1963 – marco bellocchio – italia – b/n 107′ 16mm
19 maggio "umberto d" 1952 – vittorio de sica – italia – b/n 89′ 16mm
26 maggio "banditi a milano" 1968 – carlo lizzani – italia – col. 102′ 16mm
2 giugno "i cannibali" 1969 – liliana cavani – italia – col. 95′ 16mm

Saluti dal vostro affezionatissimo

THX 1138 

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LA PASSIONE DI GIOVANNA D’ARCO di C.T. Dreyer @ sala cinema CPA (FI) 21.4.08

Stasera lunedi 21 aprile 2008 alla sala cinema del CPA Firenze Sud in via Villamagna 27/a
le Officine Cinematografiche presentano
"La Passione di Giovanna D’Arco", un film di Carl Theodor Dreyer – Danimarca 1928 b/n 85′
proiezione a cura dello Zio Jo in pellicola cinematografica 16mm (NO DVD – NO VHS – NO VIDEO – CINEMA VERO!!!)
inizio film ore 22,30 dopo l’introduzione di Jo La Face, l’uomo con la testa piena di film
special drinks e cocktails by Sara e Ale a prezzi popolari

video da archive.org:

Lum # 58 "reid farrington’s passion dreyer" – http://www.archive.org/details/SamRenseiw-Lum58reidFarringtonsPassionDryer807

Cosas de mujeres / Women things – http://www.archive.org/details/cosas_de_mujeres-jjplano

da wikipedia l’enciclopedia libera

La passione di Giovanna d’Arco

Titolo originale:     La passion de Jeanne d’Arc
Paese:     Francia
Anno:     1928
Durata:     110′ (85′)
Colore:     B/N
Audio:     muto
Genere:     drammatico
Regia:     Carl Theodor Dreyer
Soggetto:     Joseph Delteil

Interpreti e personaggi

    * Renée Falconetti: Giovanna d’Arco
    * Eugène Silvain: Pierre Cauchon, Vescovo di Beauvais
    * Maurice Schutz: Nicolas Loyseleur, Giudice
    * Antonin Artaud: Jean Massieu
    * André Berley: Jean d’Estivet, pubblico accusatore
    * Jean d’Yd: Guillaume Evrard
    * Louis Ravet: Jean Beaupère
    * Michel Simon: Jean Lemaitre

Fotografia:     Rudolph Maté
Montaggio:     Marguerite Beaugé, Carl Theodor Dreyer
Musiche:     Richard Einhorn, Ole Schmidt
Costumi:     Valentine Hugo

La passione di Giovanna d’Arco è un film muto del 1928 di Carl Theodor Dreyer, tratto dal romanzo Vie de Jeanne d’Arc di Joseph Delteil e dagli atti del processo.

Questo film ha subito diverse vicissitudini. L’originale andò accidentalmente distrutto in un incendio e Dreyer
rimontò la pellicola con tutte le scene tagliate in fase di montaggio
(per fortuna un’enormità). Quindi anche questa pellicola andò persa
dopo pochi anni.

Nel 1952
G.M. Lo Duca montò una versione (da molti ritenuta discutibile) della
durata di 85′, con aggiunta di commento musicale composto da brani di Albinoni, Vivaldi, Scarlatti ed altri, l’aggiunta del sonoro fu criticata da molti perché contraria alle precise indicazioni del regista che voleva un film muto e privo di musica di accompagnamento. Questa versione spesso viene trasmessa per televisione o venduta in VHS o DVD e molti la considerano erroneamente la versione originale.

Nel 1981 a sorpresa venne ritrovato in un istituto psichiatrico
norvegese una copia del negativo originale (quello distrutto
dall’incendio) e su questa copia si è lavorato per produrre una sorta
di "edizione definitiva".

Da notare che nella versione originale, che Dreyer concepì muta perché considerava il sonoro ancora poco affidabile, non era prevista nessuna musica d’accompagnamento.

Il compositore americano Richard Einhorn ha composto appositamente
la colonna sonora "Voices of Light" che è stata eseguita per la prima
volta in Italia al Meeting di Rimini il 19 agosto 2007.

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"Le grandi regie del cinema – Giro del mondo in 80 e piu’ pellicole" parte V

14 aprile "ordet – la parola" 1955 – carl theodor dreyer – danimarca – b/n 124′ 35mm
21 aprile "la passione di giovanna d’arco" 1928 – carl theodor dreyer – danimarca – b/n 85′ 16mm
28 aprile "il federale" 1961 – luciano salce – italia – b/n 100′ 16mm
5 maggio "rocco e i suoi fratelli" 1960 – luchino visconti – italia – b/n 180′ 16mm
12 maggio "i pugni in tasca" 1963 – marco bellocchio – italia – b/n 107′ 16mm
19 maggio "umberto d" 1952 – vittorio de sica – italia – b/n 89′ 16mm
26 maggio "banditi a milano" 1968 – carlo lizzani – italia – col. 102′ 16mm
2 giugno "i cannibali" 1969 – liliana cavani – italia – col. 95′ 16mm

Saluti dal vostro affezionatissimo

THX 1138

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14.4.2008 “ORDET (La Parola)” C.T. Dreyer @ CPA FI-Sud

Le Officine Cinematografiche di Jo La Face presentano: 

"ORDET (La Parola)" di Carl Theodor Dreyer – Danimarca – b/n, 124′

lunedì 14 aprile 2008 alla sala cinema CPA Firenze Sud
proiezione in pellicola cinematografica 16mm a cura dello zio Jo
inizio film ore 22,30 dopo l’introduzione dello zio 
ingresso 2 € per le spese di noleggio e spedizione delle pellicole 

Centro Popolare Autogestito Firenze Sud via Villamagna 27/a zona Gavinana vicino all’acquedotto 

estratto dal film "Ordet": 

http://www.youtube.com/watch?v=mnwCaOz4YLU


Ordet

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Ordet – La Parola
Titolo originale:     Ordet
Paese:     Danimarca
Anno:     1955
Durata:     124′
Colore:     B/N
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Carl Theodor Dreyer
Soggetto:     Kaj Munk
Sceneggiatura:     Carl Theodor Dreyer

Interpreti e personaggi

    * Henrik Malberg: Morten Borgen
    * Preben Lerdorff Rye: Johannes Borgen
    * Brigitte Federspiel: Ingrid (moglie di Mikkel)
    * Hemil Hass Christensen: Mikkel Borgen
    * Ann Elisabeth Rud: Maren Borgen
    * Cay Christiansen: Anders Borgen
    * Sylvia Eckhausen: Kirstin Petersen
    * Ove Rud: Pastore
    * Gerda Nielsen: Anne Petersen
    * Ejner Federspiel: Peter Petersen
    * Henry Skjær: Dottore
    * Edith Trane: Mette Maren
    * Susanne Rud: Lelleinger Borgen

Fotografia:     Henning Bendtsen
Montaggio:     Edith Schlussel
Musiche:     Poul Schierbeck
Scenografia:     Erik Aaes
Premi:

    * Leone d’Oro (1955)
    * Golden Globe (1956) (Miglior film straniero, ex-aequo con altri due film)
    * National Board of Review Awards 1957: miglior film straniero

Ordet (Ordet – La Parola) (1955) è il penultimo lungometraggio di Carl Theodor Dreyer. Ispirato all’omonima opera teatrale del pastore protestante Kaj Munk, ucciso dai nazisti durante l’occupazione della Danimarca, è sicuramente tra le opere più riuscite e di migliore fortuna di questo maestro della cinematografia

Indice

 

Trama [modifica]

Morten, il patriarca della benestante famiglia Borgen, vive un
momento di crisi profonda nel suo rapporto con Dio: il primo figlio
Mikkel non crede, il secondo, Johannes, studente di teologia, è in preda ormai da tempo a turbe mistiche che lo portano a predicare come fosse una reincarnazione del Messia,
mentre il terzo, Anders, è pronto a sposarsi con una ragazza che è
figlia del più fervente sostenitore della confessione a lui avversa.
A dispensare la necessaria serenità nella fattoria Borgen c’è la
premurosa Inger, moglie di Mikkel, madre di due bambine ed incinta di
quel maschietto che Morten ha tanto chiesto al Signore.
Proprio mentre Morten ha una violenta lite col padre della promessa
sposa di Anders, Inger partorisce il bimbo morto e, dopo qualche ora di
agonia, muore anche lei.
La tragedia colpisce personalmente la coscienza di ognuno e non solo
appiana le liti precedenti, ma, agli occhi di tutti, restituisce la ragione a Johannes, che in realtà ha solo smesso di lanciarsi in imbarazzanti prediche.
Nel silenzio del dolore, nella stanza illuminata dall’intensa luce
dell’estate danese, mentre sono tutti raccolti attorno alla salma,
Johannes, spinto dalla fede della piccola Maren, chiede ed ottiene la resurrezione di Inger. 

Commento [modifica]

L’austerità dell’ambientazione, essenziale sia negli interni che nei
pochi esterni, la collocazione in uno spazio-tempo indefinito, il
rigore formale e una lentezza tipici del cinema di Dreyer,
conferiscono quel tono solenne che scena dopo scena ci prepara al
commovente finale nel quale la sacralità della resurrezione della donna
si scioglie e confonde con la carnalità dell’abbraccio con il marito.
La fede incontaminata e senza pregiudizi di una bambina arriva laddove
la ragione degli adulti non permetterà mai di arrivare. Il rapporto con
la fede, la stupida contrapposizione tra diverse confessioni, la
centralità della figura femminile, temi sempre cari a Dreyer, sono
esposti nella forma espressiva di un cinema essenziale e rigoroso che è
perciò capace di esprimersi in maniera diretta ed efficace.
Ordet è considerato uno dei cinque capolavori di Dreyer (gli altri sono La passione di Giovanna d’Arco, Vampyr – il vampiro, Dies Irae e Gertrud) e molti critici lo inseriscono tra le pellicole migliori della storia del cinema

Premi [modifica]

Curiosità [modifica]

  • Il giovane Kaj Munk scrisse l’opera teatrale in 4 atti Ordet in soli cinque giorni, commosso dalla vicenda di una giovane ragazza morta di parto.
  • La prima rappresentazione teatrale si tenne a Copenaghen il 2 settembre 1932 e riscosse subito successo e l’apprezzamento di Dreyer
  • Kaj Munk aveva pensato ad Henrik Malberg
    per la parte di Morten Borgen. Ma l’attore, sotto contratto con un
    altro teatro, non poté aderire al progetto. 23 anni dopo, ormai
    ottantenne, Henrik Malberg interpretò la parte nel film di Dreyer.
  • Gli esterni sono stati girati a Vedersø, piccolo villaggio sulla costa occidentale dello Jylland.
  • L’opera teatrale di Munk, era già stata portata sullo schermo nel 1943 per mano dello svedese Gustaf Molander. Film intitolato anch’esso Ordet, aveva come protagonista Victor Sjöström

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FAT CITY di J. Huston @ sala cinema CPA FI-Sud

Fat City – scena iniziale del film

7 aprile 2008

Le Officine Cinematografiche di Jo La Face presentano:

"Città Amara" (Fat City) 1972 – John Huston – USA – col. 100′ 16mm

Proiezione in pellicola cinematografica a cura dello zio Jo
Inizio film ore 22,30 dopo l’introduzione dello zio; arrivate puntuali che Jo si arrabbia!
Special drinks and cocktails by Sara & Alessio

Alla sala cinema del CPA Firenze Sud in via Villamagna 27/a – Firenze, zona Gavinana
bus: 3 8 23 31 32 33


Fat City (film) 

From Wikipedia, the free encyclopedia

Fat City 

Directed by     John Huston
Produced by     Ray Stark
John Huston
Written by     Leonard Gardner
Starring     Stacy Keach
Jeff Bridges
Susan Tyrrell
Candy Clark
Cinematography     Conrad L. Hall
Editing by     Walter Thompson
Distributed by     Columbia Pictures
Release date(s)     July 26, 1972
Running time     100 minutes
Country     United States
Language     English

Fat City (1972) is an American boxing drama film directed by John Huston. The picture stars Stacy Keach, Jeff Bridges, and Susan Tyrrell.[1]

The movie, one of John Huston’s later triumphs, is based on the boxing novel Fat City (1969) by Leonard Gardner, who also wrote the screenplay.

Tyrrell received an Oscar nomination as the world weary Oma.

Contents

Plot

The film tells of alcoholic
farm laborer Tully (Keach) who lives with Oma (Tyrrell) and is trying
to make a boxing comeback. Yet, his personal problems overpower him.

Fellow Stockton resident and fighter Ernie (Bridges) takes Tully’s advice to join Ruben’s (Nicholas Colasanto) gym and make something of himself.

Learning the lesson that "winning is not as easy as it sounds,"
Ernie is determined to get what he can out of boxing and, unlike Tully,
not let set-backs get the best of him.

Background

The film was shot mostly in Stockton, California. According to the Stockton newspaper The Record‘s website, Stockton and the surrounding San Joaquin County
was once a desirable place to shoot films due to its varied landscapes
within considerably short distances of one another. In fact, many films
have been filmed in the city and county.

Another factor was the smaller production fees that had to be paid to the county by the producers.

The drama is featured in the documentary Visions Of Light: The Art Of Cinematography (1992) for Conrad L. Hall‘s use of lighting.

Cast

Keach and Tyrrell as Tully and Oma.

Keach and Tyrrell as Tully and Oma.

Distribution

The film premiered in the United States on July 26, 1972.

The film was screened at various film festivals, including: the Cannes Film Festival, France, the Palm Springs International Film Festival, USA; and others. 

Critical reception

Critic Vincent Canby, film critic for The New York Times, liked the film and John Huston’s direction, and wrote, "This is grim material but Fat City is too full of life to be as truly dire as it sounds. Ernie and Tully, along with Oma (Susan Tyrrell),
the sherry-drinking barfly Tully shacks up with for a while, the
small-time fight managers, the other boxers and assorted countermen,
upholsterers, and lettuce pickers whom the film encounters en route,
are presented with such stunning and sometimes comic accuracy that Fat City transcends its own apparent gloom."[2]

Roger Ebert
liked the film as well and he makes the case it’s one of John Huston’s
best films. He also appreciated the acting performances. Ebert wrote,
"[Huston] treats [the story] with a level, unsentimental honesty and
makes it into one of his best films…[and] the movie’s edges are
filled with small, perfect character performances."[3]
 

Awards

Wins

Nominations

References

  1. ^ Fat City at the Internet Movie Database.
  2. ^ Canby, Vincent. The New York Times, film review, July 27, 1972.
  3. ^ Ebert, Roger. Chicago Sun-Times, film review, January 1, 1972

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CINQUE PEZZI FACILI 31.3.08 @ CPA FI sud

Officine Cinematografiche e CPA Fi-Sud presentano:

CINQUE PEZZI FACILI un film di Bob Rafaelson



Five Easy Pieces Diner Scene 

proiezione in pellicola cinematografica 16mm (no video!!! cinema vero!!!!!) curata dallo zio Jo La Face, l’uomo con la testa piena di film. 

lunedi’ 31 marzo alla sala cinema del Centro Popolare Autogestito Firenze Sud in via Villamagna 27/a a Firenze, zona Gavinana vicino all’acquedotto di fucking pubbliaqqua.

bus: 3, 8, 23, 31, 32, 33 

I film sono abbinati ad un piatto a tema e ad una scheda critica, e’ gradito l’omaggio di un bicchiere di vetro 

special drinks & cocktails by Sara e Ale

ingresso 2€ per pagare le spese di spedizione e noleggio delle pellicole 

da wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Cinque_pezzi_facili

Cinque pezzi facili è un film del 1970, diretto da Bob Rafelson.

Nel 2000 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Cinque pezzi facili

Titolo originale:     Five Easy Pieces
Paese:     USA
Anno:     1970
Durata:     96′
Colore:     colore
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Bob Rafelson
Soggetto:     Bob Rafelson, Carole Eastman
Sceneggiatura:     Carole Eastman

Interpreti e personaggi

    * Jack Nicholson : Robert Eroica Dupea
    * Karen Black : Rayette Dipesto
    * Billy Green Bush : Elton
    * Fannie Flagg : Stoney
    * Sally Struthers : Betty
    * Marlena MacGuire : Twinky
    * Richard Stahl : Recording Engineer
    * Lois Smith : Partita Dupea

Fotografia:     László Kovács
Montaggio:     Christopher Holmes, Gerald Shepard

Premi:

    * National Board of Review Awards 1970: miglior attrice non protagonista (Karen Black)


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"Le grandi regie del cinema – Giro del mondo in 80 e piu’ pellicole" parte V

31 marzo "cinque pezzi facili" 1970 – bob rafelson – usa – col. 98′ 16mm
7 aprile "citta’ amara – fat city" 1972 – john huston – usa – col. 100′ 16mm
14 aprile "ordet – la parola" 1955 – carl theodor dreyer – danimarca – b/n 124′ 35mm
21 aprile "la passione di giovanna d’arco" 1928 – carl theodor dreyer – danimarca – b/n 85′ 16mm
28 aprile "il federale" 1961 – luciano salce – italia – b/n 100′ 16mm
5 maggio "rocco e i suoi fratelli" 1960 – luchino visconti – italia – b/n 180′ 16mm
12 maggio "i pugni in tasca" 1963 – marco bellocchio – italia – b/n 107′ 16mm
19 maggio "umberto d" 1952 – vittorio de sica – italia – b/n 89′ 16mm
26 maggio "banditi a milano" 1968 – carlo lizzani – italia – col. 102′ 16mm
2 giugno "i cannibali" 1969 – liliana cavani – italia – col. 95′ 16mm

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