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PICCOLO CESARE di Mervyn LeRoy @ CPA (FI) 23 giu 2008

Le Officine Cinematografiche presentano:

Estate Calda… Piombo Fuso – rassegna Cinematografica sui generi Noir, Giallo e Gangster Movies  CPA Firenze Sud Arena Estiva Cinema all’aperto dal 23 giugno al 28 luglio

tutti i film della rassegna saranno proiettati dallo Zio Jo in pellicola 16mm.

Ingresso 2 € per coprire le spese di noleggio e spedizione delle pellicole cinematografiche.
Bar a prezzi popolari – Special Drinks & cocktaiks

Ad ogni film sono abbinati un piatto a tema e una scheda critica a cura di Alessio aka "Il Poeta" aka Potionkin

http://www.youtube.com/watch?v=IM_c2N_oNJk

programma rassegna Estate Calda… Piombo Fuso

23 giugno – Piccolo CesareMervyn LeRoy USA 1930 b/n 79′

30 giugno – Nemico PubblicoWilliam A. Wellman USA 1931 b/n 83′

7 luglio – Odio Implacabile –  Edward Dmytryk – USA 1937 b/n 86′

14 luglio – Bassa MareaFritz Lang USA 1950 b/n 88′

21 luglio – Il Commissario Maigret – Jean Delannoy Francia/Italia 1958 b/n 119′

28 luglio – Frank Costello Faccia D’AngeloJean-Pierre Melville Francia/Italia 1967 colore 107′

dopodichè buone vacanze a tutti!

Il vostro amichevole vicino… THX 1138  


Piccolo Cesare info: 

http://en.wikipedia.org/wiki/Little_Caesar_%28film%29 – articolo su wikipedia (in english)

fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Piccolo_Cesare 

Piccolo Cesare

Titolo originale:     Little Caesar
Paese:     USA
Anno:     1930
Durata:     79′
Colore:     B/N
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Mervyn LeRoy
Soggetto:     dal romanzo di W.R. Burnett
Sceneggiatura:     Francis Edward Faragoh, Robert N. Lee, Robert Lord
Interpreti e personaggi

    * Edward G. Robinson: Caesar Enrico Bandello, detto "Rico"
    * Douglas Fairbanks Jr.: Joe Massara
    * Glenda Farrell: Olga
    * Stanley Fields: Sam Vettori

Fotografia:     Tony Gaudio
Montaggio:     Ray Curtiss
Musiche:     Erno Rapee

Piccolo Cesare è un film del 1930 diretto da Mervyn LeRoy, con Edward G. Robinson.

Nel 2000 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti

Collegamenti esterni [modifica]

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I TRE GIORNI DEL CONDOR di S. Pollack @ arena estiva CPA (FI) 16 giugno 2008

Omaggio a Sydney Pollack (RIP)

Lunedì 16 gugno 2008 all’Arena Estiva del CPA Firenze Sud in via Villamagna 27/a zona Gavinana le Officine Cinematografiche saranno liete di presentare il film di Sydney Pollack "I TRE GIORNI DEL CONDOR" (1975); proiezione in pellicola 16 millimetri, versione italiana!!! Ingresso 2 € per le spese di spedizione e noleggio della pellicola 16mm. Bar a prezzi popolari: cocktails e special drinks a cura di Sara Bibbitone e Alessio Potiomkin. In caso di pioggia il film sarà proiettato nella sala cinema al  secondo piano del Centro Popolare Firenze Sud.

Qualche settimana fa quando Jo mi ha detto che poteva procurare la pizza in 16 mm di "Three days of the Condor" (questo il titolo originale del film) sono entrato subito in fibrillazione… Lo Zio Jo ieri mi ha detto che la spedizione del film è stata confermata e la pizza era in arrivo oggi (con mia grande gioia perchè è un film che difficilmente si vede nei cinema, personalmente l’ho sempre visto in tivvù ed è sempre stato uno dei miei film preferiti).

Cito le parole testuali di Jo "THX, l’ho portato per te "I tre giorni del Condor!!!" ovviamente l’ho ringraziato moltissimo (GRANDE JO!!!) dopo il concerto all’Ulisse di ieri sera di SIGNS OF HOPE (dagli USA) lo zio ha deciso di venire anche domani sera (giovedì 12) a proiettare delle pellicole super8 preparate (graffiate, immerse nella candeggina eccetera) da lui medesimo alla serata  dei SISTEMI AUDIOFOBICI BURP organizzata da Burp Enterprise (vedi post precedente su questo blog). Dalle ore 1.00 Xperimental Happening con proiezioni e audiofobie varie!!!

fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/I_tre_giorni_del_Condor

Image:Three Days of the Condor poster.JPG

I tre giorni del Condor

Titolo originale:     Three Days of the Condor
Paese:     USA
Anno:     1975
Durata:     117 min.
Colore:     colore
Audio:     sonoro
Genere:     spionaggio, thriller
Regia:     Sydney Pollack
Soggetto:     James Grady
Sceneggiatura:     Lorenzo Semple Jr
Produttore:     Stanley Schneider
Interpreti e personaggi

    * Robert Redford: Joseph Turner/Condor
    * Faye Dunaway: Kathy Hale
    * Cliff Robertson: Higgins
    * Max Von Sydow: Joubert
    * Addison Powell: Leonard Atwood
    * Walter McGinn: Sam Barber
    * Michael Kane: S.W. Wicks

Doppiatori originali:
Doppiatori italiani:

    * Cesare Barbetti: Robert Redford
    * Vittoria Febbi: Faye Dunaway
    * Pino Locchi: Cliff Robertson
    * Giuseppe Rinaldi: Max Von Sydow
    * Giorgio Piazza: John Houseman

Fotografia:     Owen Roizman
Montaggio:     Don Giudice
Musiche:     Dave Grusin
Scenografia:     Stephen B. Grimes   
Premi: * David di Donatello speciale alla regia (1976): Sydney Pollack

I tre giorni del Condor è un film americano del 1975. È stato prodotto da Stanley Schneider e diretto da Sydney Pollack. La sceneggiatura è di Lorenzo Semple Jr ed è l’adattamento dal romanzo I sei giorni del Condor di James Grady

Indice

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Trama [modifica]

Joe Turner (Robert Redford) è un impiegato della CIA[1]
che lavora per una piccola sezione, sotto la copertura di un Istituro
di Ricerche Storiche non meglio definito, a New York. Il suo lavoro
consiste nel leggere libri, giornali e riviste da tutto il mondo, in
cerca di elementi sospetti. Un giorno Turner invia un rapporto al
quartier generale della CIA su un romanzetto passato dal suo ufficio,
del quale sottolinea la strana trama e l’inconsueta serie di lingue in
cui è stato tradotto (in arabo ed olandese, per esempio, ma non in
francese).

Il film ha inizio il giorno in cui Turner attende la risposta al suo
rapporto. Mentre è in una tavola calda per acquistare il pranzo per
tutti i colleghi, un gruppo di uomini armati, guidati da un killer
alsaziano più avanti identificato come Joubert (Max von Sydow), elimina tutti i presenti nell’ufficio.

Turner rientra, capisce di essere in grave pericolo, esce
precipitosamente dall’ufficio (non senza prima aver recuperato una
pistola in dotazione ad una collega) e chiama da una cabina telefonica
pubblica il numero di emergenza della CIA. Trasmette il suo nome in
codice, Condor, e viene messo in contatto con Higgins (Cliff Robertson),
un superiore. Higgins, che al momento non è coinvolto nella
cospirazione, suggerisce a Turner di mantenere la calma perché gli
manderanno l’agente Wicks (Michael Kane) a "prelevarlo".

Wicks porta con sé un vecchio amico di Turner, Sam (Sam Barber),
per metterlo a suo agio. Ma Wicks fa in realtà parte del complotto e
cerca di ucciderlo sparandogli, e lo manca. Turner risponde al fuoco di
Wicks e fortunosamente (non è un tiratore) lo colpisce, ma Wicks, un
istante prima di crollare, spara ed uccide a sangue freddo Sam; Turner
fugge per salvarsi.[2]
Intuendo che non può fidarsi di nessuno all’interno della CIA, Turner
richiama Higgins e comincia a giocare al "gatto col topo".

Turner decide di sciogliere il mistero sul massacro per conto suo.
Avendo bisogno di un luogo sicuro per nascondersi, obbliga una donna
incontrata per caso, Kathy Hale (Faye Dunaway), a portarlo nel suo appartamento, dove la tratterrà prigioniera mentre cerca di capire che cosa sta succedendo.

In breve tempo Hale si convince della sua buona fede e finisce col
credergli; la pistola non serve più, e i due finiscono a letto (la
scena fece scalpore all’epoca per i contenuti sessuali espliciti). Hale
lo aiuterà persino nel sequestro-lampo di Higgins, al fine di ottenere
informazioni.

Nel tentativo, riuscito, di salvare la moglie di Sam, Turner
incontra, faccia a faccia, il killer Joubert, ma riesce ancora a
salvarsi. Joubert tuttavia rileva il numero di targa dell’auto di Hale,
con la quale Turner si è recato a casa del povero Sam, e manda
nell’appartamento ove si rifugia il fuggiasco un killer travestito da
postino: lotta all’ultimo sangue ma Turner ha la meglio ed il falso
postino defunge, colpito da un proiettile della pistola di Turner.

Sfruttando la sua passata esperienza come tecnico dei telefoni,
Turner riesce a comunicare con Higgins senza che la CIA riesca ad
individuare il telefono da dove sta chiamando, ma soprattutto riesce a
rintracciare Joubert e incomincia a capire che una struttura parallela
all’interno della CIA sta conducendo operazioni illegali, naturalmente top secret.
Turner finalmente riesce a scoprire che Joubert, un killer
indipendente, è stato ingaggiato dai cospiratori per eliminare gli
impiegati dell’ufficio di New York ove lui lavorava, perché con il suo
rapporto era incappato in un piano segreto per invadere il Medio Oriente in caso di crisi del petrolio.
Turner, che nel frattempo ha dovuto separarsi da Hale per proseguire da
solo la sua indagine, risale fino alla mente che aveva concepito il
piano e lo raggiunge a casa sua, a Washington, ma poco dopo arriva
anche Joubert. A sorpresa, il killer elimina il suo stesso mandante,
perché ora il contratto è cambiato: Joubert lavora per la CIA
ufficiale. Joubert ora si mostra amichevole verso Turner – per quanto
possibile – e lo avvisa che, per la sua sicurezza, meglio sarebbe
trasferirsi in Europa. Ma Turner non può accettare il consiglio, perché
– risponde – è nato negli Stati Uniti e soffre quando se ne allontana.
Prima di andarsene, Joubert lo mette in guardia ammonendolo che è
ancora un bersaglio.

Turner ritorna quindi a New York e incontra Higgins su una strada
affollata. Quando quest’ultimo lo invita a fare due passi, Turner si
accorge di un’auto che li segue da vicino e ricordandosi del monito di
Joubert non cade nella trappola. Higgins gli ricorda che non potrà
sfuggire per sempre. Turner risponde di aver raccontato "una storia"
alla stampa (in quel momento si trovano davanti agli uffici del New York Times),
ma Higgins, mostratosi sorpreso ed arrabbiato per l’iniziativa inattesa
di Turner, replica «Chi ti dice che la stamperanno?». Turner risponde,
sia pure mostrando stupore e dubbio, «Lo faranno» e si allontana tra la
folla. «Puoi andartene in giro, ma per quanto tempo ancora, se non la
stamperanno?» ribatte Higgins urlandogli dietro.

Commento [modifica]

Il film appartiene al genere dello spionaggio ed è ambientato nella New York dell’epoca (metà degli anni settanta).
Si discosta tuttavia dal puro e semplice genere spionistico, poiché
pone interrogativi di tipo più politico. Al centro della vicenda
narrata resta infatti la possibilità che i servizi segreti, o una parte
di essi, sfuggano ad ogni controllo e agiscano secondo finalità e con
mezzi non corretti o comunque approvati.

Il film ebbe un grande successo, non solo perché magistralmente
confezionato da Sidney Pollack e interpretato da due attori che
all’epoca erano sulla cresta dell’onda, ma anche perché fu realizzato
in un periodo in cui nell’opinione pubblica americana e occidentale in
genere dominava un sentimento di perplessità nei confronti della
politica estera degli USA e delle possibili manipolazioni
dell’informazione da parte del potere politico. Non va dimenticato
infatti che il film uscì nel 1975, in un periodo di grande disillusione
degli americani, che proprio in quell’anno assistevano alla umiliante
uscita di scena degli USA dalla guerra del Vietnam e che solo pochi anni prima avevano vissuto il terremoto politico conseguente allo scandalo Watergate.

I tre giorni del condor è considerato come uno dei migliori film del genere cospirativo e thriller. Ha ottenuto la nomination dall’Academy Award per il montaggio, agli Oscar del 1976

Note [modifica]

  1. ^ Central Intelligence Agency, l’Ente ststunitense preposto alle attività di spionaggio e controspionaggio
  2. ^
    Wicks, ricoverato in ospedale per la ferita del proiettile sparato da
    Turner, verrà poi ucciso da Joubert nello stesso ospedale per
    impedirgli di parlare

Collegamenti esterni [modifica]


estratti del film su youtube:

http://it.youtube.com/results?search_query=three+days+of+the+condor 

colonna sonora (tema del film):

Il vostro amichevole vicino…THX 1138 

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BANDITI A MILANO di C. Lizzani @ sala cinema CPA (FI) 26.5.2008

"Le grandi regie del cinema – Giro del mondo in 80 e piu’ pellicole" parte V

26 maggio "banditi a milano" 1968 – carlo lizzani – italia – col. 102′ 16mm
2 giugno "i cannibali" 1969 – liliana cavani – italia – col. 95′ 16mm

Le Officine Cinematografiche presentano 

BANDITI A MILANO un film di Carlo Lizzani

scheda critica (clicca per ingrandire):

lunedì 26 maggio – inizio proiezione ore 22.30 dopo la intro di Jo –

ingresso
2 €uri per pagare le spese di noleggio e spedizione della pellicola –
CINEMA VERO – NO VIDEO! – NO DVD! – NO VHS! – NO DIVX! – PROIEZIONE IN
PELLICOLA 16MM A CURA DI ZIO JO 

altre schede critiche recenti:

album schede critiche (a cura di Alessio a.k.a. il Poeta)

album flyer officine (vecchi e nuovi flyer degli eventi organizzati dalle Officine cinematografiche)

album cinema txt (testi e sceneggiature)

http://www.youtube.com/watch?v=v6B-o6OChHA

inseguimento tratto dal film "Banditi a Milano" 

da wikipedia: 

Banditi a Milano
Paese:     Italia
Anno:     1968
Durata:     95′
Colore:     colore
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Carlo Lizzani
Sceneggiatura:     Carlo Lizzani, Massimo De Rita e Dino Maiuri
Interpreti e personaggi

    * Gian Maria Volontè : Cavallero
    * Don Backy : Sandro Giannantonio
    * Ray Lovelock : Tuccio Lopez
    * Ezio Sancrotti : Rovoletto

Fotografia:     Giuseppe Ruzzolini e Otello Spila
Montaggio:     Franco Fraticelli
Musiche:     Riz Ortolani
Scenografia:     Mimmo Scavia

Banditi a Milano è un film di Carlo Lizzani del 1968, e tratta della rapina all’agenzia n.11 del Banco di Napoli in largo Zandonai a Milano, eseguita un anno prima dalla Banda Cavallero.

Il pomeriggio del 25 settembre 1967 dopo il furto i banditi seminano
per trenta lunghissimi minuti il terrore e la morte, impegnandosi in
scontri a fuoco con le pantere delle polizia che li inseguono
attraverso le vie della città. Chicago anni Trenta d’improvviso a
Milano.

 

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flyer vari altrove video

“The notorious Bettie Page” di M. Harron @ Ginger Zone Scandicci (FI)

Underpass
industrial music & cinema 

presenta:

la proiezione integrale del film inedito in Italia 
"The notorious Bettie Page" di Mary Harron (info)

a seguire "Electro-spicy" dj set
by Ex-pornostar dj / Naotodate dj

23-05-08  @ Ginger Zone
piazza Togliatti – Scandicci
ore 22.30 ingresso libero 

video:

betty page – catfight 3.mpg

Betty Page – Naked pose.mpg

betty page – clips.wmv

Betty Page – Teaser Girl (ca 1950).mpg

foto:

info:

http://en.wikipedia.org/wiki/Bettie_Page

http://it.wikipedia.org/wiki/Bettie_Page 

Your friendly neighborhood… THX 1138 

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UMBERTO D. di V. De Sica @ sala cinema CPA (FI) 19.5.08

Le Officine Cinematografiche presentano

UMBERTO D. un film di Vittorio De Sica – drammatico; 1952. Italia – B/N – 89′ formato 16mm

lunedì 19 maggio 2008 alla sala cinema del CPA Firenze Sud in via Villamagna 27a zona piazza Gavinana; bus: 3 – 8 – 23 – 31 – 32 – 33
ingresso 2 € per coprire le spese di spedizione e noleggio della pellicola cinematografica – VERO CINEMA!!! NO VIDEO!!! NO DVD!!! NO VHS!!! PROIEZIONE PELLICOLA 16MM!!!

inizio proiezione ore 22.30 dopo la intro di Zio Jo – puntuali che Zio si arrabbia!

special drinks + cocktails = Sara
scheda critica + piatto a tema = Alessio a.k.a. il Poeta

 

http://www.youtube.com/watch?v=Bh_XKqO5DQs

De Sica sul set di Umberto D. (1951) 

da http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_D

Umberto D.
Titolo originale:    Umberto D.
Paese:     Italia
Anno:     1952
Durata:     89′
Colore:     B/N
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Vittorio De Sica
Soggetto:     Cesare Zavattini
Sceneggiatura:     Cesare Zavattini

Interpreti e personaggi

    * Carlo Battisti: Umberto Domenico Ferrari
    * Maria Pia Casilio: Maria, la servetta
    * Lina Gennari: Antonia, la padrona di casa
    * Alberto Albani Barbieri: amico di Antonia
    * Lamberto Maggiorani
    * Riccardo Ferri
    * Pasquale Campagnola
    * Ileana Simova
    * Elena Rea: sorella
    * Memmo Carotenuto: un degente

Fotografia:     Aldo Graziati
Montaggio:     Eraldo Da Roma
Musiche:     Alessandro Cicognini
Scenografia:     Virgilio Marchi

Premi:

    * Miglior film al Festival di Punta del Este
    * Miglior film straniero per i critici di New York (1955)
    * Nomination all’Oscar a Cesare Zavattini per la migliore sceneggiatura originale (1957) 

Umberto D. è un film del 1952, scritto e sceneggiato da Cesare Zavattini, magistralmente diretto da Vittorio De Sica.

Nonostante sia considerato da buona parte della critica uno dei
migliori film di De Sica, a livello di pubblico è stato uno dei meno
compresi. Quando uscì nelle sale cinematografiche, incontrò non pochi ostacoli. Come con il precedente Ladri di biciclette
ci fu chi si lamentò per il fatto che vi veniva mostrata la realtà con
drammatico realismo e questo, soprattutto ad una certa classe politica
e benpensante di allora, non piaceva.

Roma vi
fa da sfondo, con le sue piazze e le sue strade, i suoi suoni, i tram,
le musiche semplici accompagnano unite ai suoni e ai rumori quel senso
di vita scarna e di profonda solitudine che la storia emana, quella di
Umberto Domenico Ferrari, colto nella sua stanza di via San Martino
della Battaglia 14.

La storia è molto semplice: è quella di un pensionato che non ce la
fa a tirare a campare con la sua magra pensione di funzionario del
ministero. I personaggi scorrono via sulla pellicola: vediamo la
polizia, i vecchi pensionati, i barboni, la padrona di casa, i suoi
amici, i portantini, i medici, la suora, l’ex collega d’ufficio, gli
impiegati del canile, il militare, i mendicanti, insomma quasi tutti
sembrano sordi alle emozioni. Un’umanità cinica, in cui ognuno pensa a
sé stesso. Non ci sono affetti, pietà, non c’è amicizia.

È il dramma di un uomo che ha lavorato tutta una vita onestamente ed
ora, solo, si trova ad avere problemi economici. Un dramma vissuto con
estrema dignità da Umberto, ignorato dagli altri.

Unico amico e compagno è il suo cane, Flaik. Unici gesti e parole di
conforto sono quelle di Maria. Con lei il vecchio ha una forma di
riservato affetto. Sembra un vecchio padre o un nonno. La rimbrotta
dicendole "Hai fatto i compiti? Certe cose avvengono perché non si sa la grammatica, tutti approfittano degli ignoranti."

Unico piccolo gesto di aiuto quello di un vicino di letto in
ospedale. Il resto dell’umanità vive la sua vita cinicamente e non
degna Umberto nemmeno quasi di un gesto di pietà. Anche quando gli
sguardi si posano su di lui, subito si ritraggono in preda all’ egoismo
che cela la paura. I gesti d’amore non sono contemplati in quella
società, tutta reclinata su sé stessa, sui propri interessi dell’oggi.

Le parole che i personaggi si scambiano sono drammaticamente significative e distanti, il commendatore gli domanderà: "Secondo lei ci sarà la guerra?" cui Umberto risponderà: "Mah!" La guerra cinicamente è già in atto, tutto attorno a lui.

Questa umanità ricorda quella di Napoli milionaria!, di quel "Adda passa a nottata".
Lo stesso è per Maria, che aspetta un bambino, il militare la lascerà,
lo stesso per la piccola Daniela, cui non sarà permesso di tenere Flaik.

Infine Flaik, un bastardino, l’unico che nutre un po’ d’amore verso
Umberto e che alla fine lo salva dalla morte e con cui si incammina
verso un futuro che non sappiamo come e quale sarà.

Non è un finale col sorriso, ma amaro, è un chissà … e lo spettatore deve domandarsi quale sarà questo futuro, deve farlo, non si può alzare cinicamente dalla sua sedia senza farsi questa domanda. 


La trama nel dettaglio [modifica]

Il film si apre con una sequenza girata nel centro di Roma,
c’è un corteo non autorizzato di pensionati. I loro cartelli recitano:
"Aumentate le pensioni. Abbiamo lavorato tutta una vita." Il corteo
viene fatto sgomberare dalla polizia. Alcuni vecchi inseguiti, si
nascondono nell’atrio di un edificio. Qui il protagonista si presenta.
Umberto Domenico Ferrari ha lavorato per 30 anni come funzionario al
Ministero dei Lavori Pubblici, ora è pensionato con 18.000 lire al
mese. I vecchi si lasciano. È mezzogiorno, alcuni operai staccano dal
lavoro per la pausa pranzo. Umberto va alla mensa dei poveri, cerca di
vendere il suo orologio per poter pagare l’affitto. In piazza del
Popolo riesce a venderlo per tremila lire.

Tornato a casa, trova la sua camera in affitto occupata da una
coppietta cui la padrona ha lasciato la camera mentre lui non c’era. Si
lamenta e la padrona di casa lo minaccia di sfratto se non le paga gli
arretrati. Umberto, restato solo in cucina con Maria, la giovane serva,
le chiede un termometro. Tra i due c’è confidenza e Maria si confida
con lui, dicendogli di essere incinta. Il vecchio rimane rattristato.
Febbricitante, ritorna in camera. Mentre sistema il letto che era stato
usato dalla coppia, entra Maria che va alla finestra per vedere il suo
innamorato, un soldato che sta uscendo dalla caserma.

Il vecchio rimane solo col cane. Arriva la padrona che gli ripete
che lo sfratterà. Il vecchio si corica con il cagnolino Flaik ai piedi
del letto. Rientra Maria, cui chiede di guardargli la gola, e poi le
affida le tremila lire da portare alla padrona che però gliele rimanda
indietro, esigendo il pagamento di tutto l’arretrato. Così si alza e va
a vendersi dei libri. Rimanda Maria con i soldi, ora sono cinquemila
lire, ma anche stavolta gli vengono rimandati indietro.

In casa la padrona continua a cantare con i suoi amici, arriva anche
il suo fidanzato. Il vecchio cerca di prendere sonno, cantano, si suona
il piano, fuori la tromba della caserma ed il rumore dei tram giù nella
via. Si apre il tetto del cinema sottostante e si ode il sonoro del
film, il vecchio si alza, si asciuga il sudore per la febbre e poi si
ricorica.

È mattino presto quando il vecchio fa una telefonata. Maria si
sveglia e piangendo prepara il caffè. Suonano alla porta, sono due
infermieri, il vecchio finisce di fare la valigia, lascia un infermiere
a giocare con Flaik e si fa portare via su una lettiga salutando Maria.

La scena si sposta all’ospedale, due lunghe corsie, i medici, la
suora a cui, su consiglio del vicino di letto, chiede un rosario per
conquistarne la benevolenza e poter rimanere in ospedale ancora una
settimana. Maria lo va a trovare, gli porta una banana in dono, Flaik è
giù in cortile, Umberto va alla finestra per farsi vedere, ma Flaik che
è accompagnato dal fidanzato di Maria non può vederlo. Umberto esce
dall’ospedale con il suo vicino di letto e lo saluta dandogli il suo
indirizzo: via San Martino della Battaglia 14.

Arrivato a casa trova gli operai intenti a restaurare
l’appartamento, la padrona si sta per sposare. Cerca in casa Flaik e
non trovandolo esce in strada dove trova Maria piangente, ha appena
detto al militare di essere incinta ma questi non ne vuol sapere. Poi
gli dice che la padrona ha aperto la porta ed il cagnolino è scappato.
Il vecchio va così a cercarlo al canile, temendo che sia stato già
ucciso, ma finalmente lo ritrova.

In piazza della Minerva vede un uomo mendicare. Incontra un vecchio
collega e quando gli dice dei suoi problemi economici, questi se ne va.
Siamo alle spalle del Pantheon.
Davanti al colonnato Umberto prova a chiedere l’elemosina, ma tanta è
la dignità che ha, che non ci riesce. Prova allora a lasciare Flaik col
cappello in bocca, nascondendosi. Il cagnolino sta ritto sulle gambe
col cappello in bocca, passa un suo conoscente che riconosce il
cagnetto, Umberto si vergogna, esce e saluta il commendatore dicendo
che Flaik stava giocando. Il commendatore sale sull’autobus.

Al ritorno a casa Umberto scopre che c’è stato un banchetto per le
nozze e che la sua stanza è ridotta a un macello per i lavori, infatti
hanno iniziato ad abbattere una parete. Si sentono i rumori del tram e
se ne vedono le luci. Maria gli porta un pezzo di pizza dolce, rimasta
dal banchetto. Umberto è stanco, ormai ha capito che a nulla valgono i
suoi sforzi e che gli toccherà lasciare la sua stanza. Avrebbe voglia
di piangere, fissa i sampietrini
della strada e pensa di gettarsi dalla finestra, guarda Flaik e
richiude la finestra. Un foro nel muro inquadra Umberto mentre prepara
la valigia.

Mattino. Umberto sveglia Flaik ed esce di casa. Maria lo sente ed
esce sul ballatoio per salutarlo. Gli chiede quando si rivedranno, ma
il vecchio non risponde, le sorride e con affetto le dice di lasciar
perdere il militare e scende le scale. Roma è deserta nel mattino. Sale
su un tram e vede scorrere le vie che conosce. La sua casa scompare.
Prova poi a trovare un posto in una pensione per cani a Flaik dando in
cambio i soldi che si era procurato per l’affitto e la sua valigia con
i vestiti e le scarpe, tanto a lui, che medita di uccidersi, non
sarebbero più serviti. Vede che Flaik ha paura di un altro cane e non
se la sente di lasciarlo lì.

Ai giardini prova a regalare Flaik a Daniela, una bambina che gli
vuol bene, ma la governante gli dice che la sua padrona non vuole cani.
Rimasto solo, Umberto si allontana, mentre Flaik gioca coi bambini, si
nasconde, ma il cane arriva e lo trova. Si abbassa il passaggio a
livello, sta arrivando un treno. Umberto vorrebbe buttarsi sotto il
treno assieme al cane, Flaik lo capisce, si libera dalla stretta e
scappa. Il treno passa sfrecciando a pochi centimetri. Il vecchio, in
una nuvola di polvere, chiama il cane temendo che sia finito
stritolato, ma Flaik si è messo in salvo a qualche metro di distanza.
Umberto segue il cane che, impaurito, non ne vuole più sapere di andare
da lui e si nasconde. Il vecchio gli tira una pigna per giocare. Il
cagnolino dopo un po’, non più impaurito, inizia a giocare.

Il film finisce con Umberto che si allontana sul viale giocando con Flaik mentre arrivano dei bambini che giocano a pallone.

Curiosità [modifica]

  • Carlo Battisti – che interpreta Umberto D. – era professore di
    glottologia all’Università di Firenze e insieme a Giovanni Alessio e ad
    altri collaboratori fu autore dell’importante Dizionario Etimologico Italiano (DEI, in 5 volumi, pubblicato negli anni 1950-1957); è questo il suo unico film.
  • A proposito di questo film, Giulio Andreotti,
    all’epoca Sottosegretario allo spettacolo, scrisse su "Libertà": «Se è
    vero che il male si può combattere anche mettendone a nudo gli aspetti
    più crudi, è pur vero che se nel mondo si sarà indotti – erroneamente –
    a ritenere che quella di Umberto D. è l’Italia della metà del ventesimo
    secolo, De Sica avrà reso un pessimo servizio alla sua patria, che è
    anche la patria di Don Bosco, del Forlanini e di una progredita
    legislazione sociale».
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GIORNO DI FESTA di J. Tati @ Ulisse Bar (FI) 13.5.08


Le Officine Cinematografiche presentano:

Giorno di festa un film di Jaques Tati – Francia 1949, commedia b/n 70′ – 16mm

Stasera 13 maggio 2008 all’Ulisse Bar nel parco di San Salvi a Firenze, zona cavalcavia Piazza Alberti

ingresso gratuito – inizio proiezione ore 23.00 

Proiezione in pellicola cinematografica 16mm a cura di Zio Jo aka l’Uomo Con La Testa Piena Di Film… No video! No dvd! No vhs!

http://www.youtube.com/watch?v=ZSKzQGRYk0s

info:

http://www.tativille.com/ – sito ufficiale di Jaquest Tati

http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Tati – tati su Wikipedia (voce in italiano)


bonus: scheda critica de "I pugni in tasca"


clicca per ingrandire 

Saluti dal vostro amichevole vicino…
THX 1138 

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Cinema Espanso # 1: The Tape Beatles – The Grand Delusion pt 1-11

2 min – 9-gen-2007

(2 voti) 
 

2 min – 9-gen-2007

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2 min – 9-gen-2007

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4 min – 14-gen-2007

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3 min – 14-gen-2007

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3 min – 14-gen-2007

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3 min – 14-gen-2007

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2 min – 14-gen-2007

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3 min – 14-gen-2007

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IL FEDERALE di L. Salce @ CPA (FI) 28.4.08 + nuove schede critiche


Anne-Marie Deschott nel film "Il Fantasma Della Libertà" di Luis Bunuel

clicca sulle immagini per ingrandire 

Schede critiche: 

flyer:

bonus immagini:


Lunedi 28 aprile alla Sala Cinema del CPA Firenze Sud

Le Officine Cinematografiche presentano 

"Il Federale" 1961 – Luciano Salce – Italia – b/n, 100′. 16mm

inizio film ore 22,30 dopo la intro di Jo – proiezione in pellicola 16mm (NO VIDEO – NO DVD)

cocktails + special drinks = Sara & Ale


http://www.youtube.com/watch?v=IBv4sAYdQK4

da http://it.wikipedia.org/wiki/Il_federale

Il federale
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. 

Il federale

Titolo originale:     Il federale
Paese:     Italia
Anno:     1961
Durata:     100′
Colore:     b/n
Audio:     sonoro
Genere:     commedia
Regia:     Luciano Salce
Sceneggiatura:     Castellano e Pipolo, Luciano Salce
Produttore:     Dino De Laurentiis

Interpreti e personaggi

    * Ugo Tognazzi: Primo Arcovazzi
    * Georges Wilson: Professor Erminio Bonafé
    * Stefania Sandrelli: Lisa
    * Gianrico Tedeschi: Arcangelo Bardacci
    * Luciano Bonanni: l’autista del bus
    * Gianni Agus:
    * Luciano Salce: tenente tedesco
    * Ester Carloni:

Fotografia:     Erico Menczer
Musiche:     Ennio Morricone
Costumi:     Giuliano Papi

  « Buca… buca… buca con acqua! »
 
(Primo Arcovazzi alla guida del sidecar su una strada sconnessa)

Il federale è un film del 1961 di Luciano Salce i cui protagonisti sono Ugo Tognazzi e George Wilson.

Il film è ambientato in Italia nel 1944, sul finire della guerra. Al fascista Primo Arcovazzi (Ugo Tognazzi),
ligio al dovere e aspirante al grado di federale, viene affidata la
missione di scovare il professor Erminio Bonafé, eminente filsofo
antifascista, e di condurlo a Roma.
Nel svolgere l’incarico il camerata attraversa assieme a Bonafé
un’Italia distrutta dalla guerra e si metterà più volte a confronto col
professore, uomo di grande cultura. Da questa avventura ne uscirà
cambiato però anche lo stesso Bonafé che finisce, come lo spettatore,
con lo stimare Arcovazzi in quanto uomo con dei principi che difende
con convinzione.

Alla sua uscita, nel 1961,
il film fece scandalo poiché dipingeva l’immagine di un fascista
diverso da tutti gli altri che si potevano vedere nei film di quegli
anni. Per la prima volta l’Arcovazzi fascista rappresenta semplicemente
un uomo che crede nei propri ideali e che anche in punto di morte non
li rinnega. 

Collegamenti esterni [modifica]


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"Le grandi regie del cinema – Giro del mondo in 80 e piu’ pellicole" parte V


28 aprile "il federale" 1961 – luciano salce – italia – b/n 100′ 16mm
5 maggio "rocco e i suoi fratelli" 1960 – luchino visconti – italia – b/n 180′ 16mm
12 maggio "i pugni in tasca" 1963 – marco bellocchio – italia – b/n 107′ 16mm
19 maggio "umberto d" 1952 – vittorio de sica – italia – b/n 89′ 16mm
26 maggio "banditi a milano" 1968 – carlo lizzani – italia – col. 102′ 16mm
2 giugno "i cannibali" 1969 – liliana cavani – italia – col. 95′ 16mm

Saluti dal vostro affezionatissimo

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LA PASSIONE DI GIOVANNA D’ARCO di C.T. Dreyer @ sala cinema CPA (FI) 21.4.08

Stasera lunedi 21 aprile 2008 alla sala cinema del CPA Firenze Sud in via Villamagna 27/a
le Officine Cinematografiche presentano
"La Passione di Giovanna D’Arco", un film di Carl Theodor Dreyer – Danimarca 1928 b/n 85′
proiezione a cura dello Zio Jo in pellicola cinematografica 16mm (NO DVD – NO VHS – NO VIDEO – CINEMA VERO!!!)
inizio film ore 22,30 dopo l’introduzione di Jo La Face, l’uomo con la testa piena di film
special drinks e cocktails by Sara e Ale a prezzi popolari

video da archive.org:

Lum # 58 "reid farrington’s passion dreyer" – http://www.archive.org/details/SamRenseiw-Lum58reidFarringtonsPassionDryer807

Cosas de mujeres / Women things – http://www.archive.org/details/cosas_de_mujeres-jjplano

da wikipedia l’enciclopedia libera

La passione di Giovanna d’Arco

Titolo originale:     La passion de Jeanne d’Arc
Paese:     Francia
Anno:     1928
Durata:     110′ (85′)
Colore:     B/N
Audio:     muto
Genere:     drammatico
Regia:     Carl Theodor Dreyer
Soggetto:     Joseph Delteil

Interpreti e personaggi

    * Renée Falconetti: Giovanna d’Arco
    * Eugène Silvain: Pierre Cauchon, Vescovo di Beauvais
    * Maurice Schutz: Nicolas Loyseleur, Giudice
    * Antonin Artaud: Jean Massieu
    * André Berley: Jean d’Estivet, pubblico accusatore
    * Jean d’Yd: Guillaume Evrard
    * Louis Ravet: Jean Beaupère
    * Michel Simon: Jean Lemaitre

Fotografia:     Rudolph Maté
Montaggio:     Marguerite Beaugé, Carl Theodor Dreyer
Musiche:     Richard Einhorn, Ole Schmidt
Costumi:     Valentine Hugo

La passione di Giovanna d’Arco è un film muto del 1928 di Carl Theodor Dreyer, tratto dal romanzo Vie de Jeanne d’Arc di Joseph Delteil e dagli atti del processo.

Questo film ha subito diverse vicissitudini. L’originale andò accidentalmente distrutto in un incendio e Dreyer
rimontò la pellicola con tutte le scene tagliate in fase di montaggio
(per fortuna un’enormità). Quindi anche questa pellicola andò persa
dopo pochi anni.

Nel 1952
G.M. Lo Duca montò una versione (da molti ritenuta discutibile) della
durata di 85′, con aggiunta di commento musicale composto da brani di Albinoni, Vivaldi, Scarlatti ed altri, l’aggiunta del sonoro fu criticata da molti perché contraria alle precise indicazioni del regista che voleva un film muto e privo di musica di accompagnamento. Questa versione spesso viene trasmessa per televisione o venduta in VHS o DVD e molti la considerano erroneamente la versione originale.

Nel 1981 a sorpresa venne ritrovato in un istituto psichiatrico
norvegese una copia del negativo originale (quello distrutto
dall’incendio) e su questa copia si è lavorato per produrre una sorta
di "edizione definitiva".

Da notare che nella versione originale, che Dreyer concepì muta perché considerava il sonoro ancora poco affidabile, non era prevista nessuna musica d’accompagnamento.

Il compositore americano Richard Einhorn ha composto appositamente
la colonna sonora "Voices of Light" che è stata eseguita per la prima
volta in Italia al Meeting di Rimini il 19 agosto 2007.

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"Le grandi regie del cinema – Giro del mondo in 80 e piu’ pellicole" parte V

14 aprile "ordet – la parola" 1955 – carl theodor dreyer – danimarca – b/n 124′ 35mm
21 aprile "la passione di giovanna d’arco" 1928 – carl theodor dreyer – danimarca – b/n 85′ 16mm
28 aprile "il federale" 1961 – luciano salce – italia – b/n 100′ 16mm
5 maggio "rocco e i suoi fratelli" 1960 – luchino visconti – italia – b/n 180′ 16mm
12 maggio "i pugni in tasca" 1963 – marco bellocchio – italia – b/n 107′ 16mm
19 maggio "umberto d" 1952 – vittorio de sica – italia – b/n 89′ 16mm
26 maggio "banditi a milano" 1968 – carlo lizzani – italia – col. 102′ 16mm
2 giugno "i cannibali" 1969 – liliana cavani – italia – col. 95′ 16mm

Saluti dal vostro affezionatissimo

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14.4.2008 “ORDET (La Parola)” C.T. Dreyer @ CPA FI-Sud

Le Officine Cinematografiche di Jo La Face presentano: 

"ORDET (La Parola)" di Carl Theodor Dreyer – Danimarca – b/n, 124′

lunedì 14 aprile 2008 alla sala cinema CPA Firenze Sud
proiezione in pellicola cinematografica 16mm a cura dello zio Jo
inizio film ore 22,30 dopo l’introduzione dello zio 
ingresso 2 € per le spese di noleggio e spedizione delle pellicole 

Centro Popolare Autogestito Firenze Sud via Villamagna 27/a zona Gavinana vicino all’acquedotto 

estratto dal film "Ordet": 

http://www.youtube.com/watch?v=mnwCaOz4YLU


Ordet

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Ordet – La Parola
Titolo originale:     Ordet
Paese:     Danimarca
Anno:     1955
Durata:     124′
Colore:     B/N
Audio:     sonoro
Genere:     drammatico
Regia:     Carl Theodor Dreyer
Soggetto:     Kaj Munk
Sceneggiatura:     Carl Theodor Dreyer

Interpreti e personaggi

    * Henrik Malberg: Morten Borgen
    * Preben Lerdorff Rye: Johannes Borgen
    * Brigitte Federspiel: Ingrid (moglie di Mikkel)
    * Hemil Hass Christensen: Mikkel Borgen
    * Ann Elisabeth Rud: Maren Borgen
    * Cay Christiansen: Anders Borgen
    * Sylvia Eckhausen: Kirstin Petersen
    * Ove Rud: Pastore
    * Gerda Nielsen: Anne Petersen
    * Ejner Federspiel: Peter Petersen
    * Henry Skjær: Dottore
    * Edith Trane: Mette Maren
    * Susanne Rud: Lelleinger Borgen

Fotografia:     Henning Bendtsen
Montaggio:     Edith Schlussel
Musiche:     Poul Schierbeck
Scenografia:     Erik Aaes
Premi:

    * Leone d’Oro (1955)
    * Golden Globe (1956) (Miglior film straniero, ex-aequo con altri due film)
    * National Board of Review Awards 1957: miglior film straniero

Ordet (Ordet – La Parola) (1955) è il penultimo lungometraggio di Carl Theodor Dreyer. Ispirato all’omonima opera teatrale del pastore protestante Kaj Munk, ucciso dai nazisti durante l’occupazione della Danimarca, è sicuramente tra le opere più riuscite e di migliore fortuna di questo maestro della cinematografia

Indice

 

Trama [modifica]

Morten, il patriarca della benestante famiglia Borgen, vive un
momento di crisi profonda nel suo rapporto con Dio: il primo figlio
Mikkel non crede, il secondo, Johannes, studente di teologia, è in preda ormai da tempo a turbe mistiche che lo portano a predicare come fosse una reincarnazione del Messia,
mentre il terzo, Anders, è pronto a sposarsi con una ragazza che è
figlia del più fervente sostenitore della confessione a lui avversa.
A dispensare la necessaria serenità nella fattoria Borgen c’è la
premurosa Inger, moglie di Mikkel, madre di due bambine ed incinta di
quel maschietto che Morten ha tanto chiesto al Signore.
Proprio mentre Morten ha una violenta lite col padre della promessa
sposa di Anders, Inger partorisce il bimbo morto e, dopo qualche ora di
agonia, muore anche lei.
La tragedia colpisce personalmente la coscienza di ognuno e non solo
appiana le liti precedenti, ma, agli occhi di tutti, restituisce la ragione a Johannes, che in realtà ha solo smesso di lanciarsi in imbarazzanti prediche.
Nel silenzio del dolore, nella stanza illuminata dall’intensa luce
dell’estate danese, mentre sono tutti raccolti attorno alla salma,
Johannes, spinto dalla fede della piccola Maren, chiede ed ottiene la resurrezione di Inger. 

Commento [modifica]

L’austerità dell’ambientazione, essenziale sia negli interni che nei
pochi esterni, la collocazione in uno spazio-tempo indefinito, il
rigore formale e una lentezza tipici del cinema di Dreyer,
conferiscono quel tono solenne che scena dopo scena ci prepara al
commovente finale nel quale la sacralità della resurrezione della donna
si scioglie e confonde con la carnalità dell’abbraccio con il marito.
La fede incontaminata e senza pregiudizi di una bambina arriva laddove
la ragione degli adulti non permetterà mai di arrivare. Il rapporto con
la fede, la stupida contrapposizione tra diverse confessioni, la
centralità della figura femminile, temi sempre cari a Dreyer, sono
esposti nella forma espressiva di un cinema essenziale e rigoroso che è
perciò capace di esprimersi in maniera diretta ed efficace.
Ordet è considerato uno dei cinque capolavori di Dreyer (gli altri sono La passione di Giovanna d’Arco, Vampyr – il vampiro, Dies Irae e Gertrud) e molti critici lo inseriscono tra le pellicole migliori della storia del cinema

Premi [modifica]

Curiosità [modifica]

  • Il giovane Kaj Munk scrisse l’opera teatrale in 4 atti Ordet in soli cinque giorni, commosso dalla vicenda di una giovane ragazza morta di parto.
  • La prima rappresentazione teatrale si tenne a Copenaghen il 2 settembre 1932 e riscosse subito successo e l’apprezzamento di Dreyer
  • Kaj Munk aveva pensato ad Henrik Malberg
    per la parte di Morten Borgen. Ma l’attore, sotto contratto con un
    altro teatro, non poté aderire al progetto. 23 anni dopo, ormai
    ottantenne, Henrik Malberg interpretò la parte nel film di Dreyer.
  • Gli esterni sono stati girati a Vedersø, piccolo villaggio sulla costa occidentale dello Jylland.
  • L’opera teatrale di Munk, era già stata portata sullo schermo nel 1943 per mano dello svedese Gustaf Molander. Film intitolato anch’esso Ordet, aveva come protagonista Victor Sjöström

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